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Come si devono comportare i testimoni di Geova verso i loro ex fratelli:

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2021 18:00
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09/05/2011 20:48



Come si comportano i testimoni di Geova con gli espulsi o dissociati che non sono loro parenti:


La torre di Guardia del 15/1/1954, p. 62:

"Oggi non viviamo fra nazioni teocratiche in cui i membri della nostra famiglia carnale potrebbero essere sterminati da Dio e dalla sua organizzazione teocratica per apostasia come era possibile ed era ordinato di fare nella nazione d'Israele.

Essendo circoscritti dalle leggi delle nazioni in cui viviamo ed anche dalle leggi di Dio mediante Gesù Cristo, possiamo agire contro gli apostati soltanto fino a un certo punto, vale a dire conformandoci alle due serie di leggi.
La legge dello Stato e la legge di Dio mediante Cristo ci proibiscono di uccidere gli apostati, anche se sono membri della nostra famiglia carnale. Naturalmente, se i figli sono maggiorenni, vi può essere una separazione e una rottura vera e propria nei vincoli familiari, perché i vincoli spirituali sono già spezzati"
(articolo originale postato da Achille qui:
http://www.infotdgeova.it/apo.htm)

La torre di Guardia del 15/8/1956 pag 511:

"Che cosa si deve fare se un proclamatore rifiuta di smettere d'associarsi con un'altra persona disassociata?
...
Egli dovrebbe essere vigorosamente ammonito, e si dovrebbe fargli comprendere che associandosi col disassociato diventa compagno
dell'empietà e che mediante la sua condotta si separa dalla congregazione per schierarsi col colpevole. Se dopo sufficienti avvertimenti il proclamatore persiste nell'associarsi con la
persona disassociata invece di sostenere l'organizzazione di Geova, egli pure dovrebbe essere disassociato. Simpatizzando apertamente
con la persona disassociata il simpatizzante rende più difficile all'espulso di riconoscere il proprio peccato e impedisce il suo profondo pentimento e la sua finale reintegrazione nella congregazione. La condotta ribelle crea difficoltà ad entrambe le persone implicate."


La torre di Guardia del 15.12.1963, p. 760-762:

«Il disassociato è espulso dalla congregazione, e la congregazione non ha nulla a che fare con lui. I membri della congregazione
non gli stenderanno la mano dell'amicizia, e non gli diranno nemmeno
"Ciao" o "Arnvederci". Egli non è benvenuto nelle loro case, nemmeno se tali case sono usate come centri di adorazione per un locale gruppo di testimoni di Geova...
Sotto la disposizione della legge di Geova per l'antico Israele, le persone della congregazione eseguivano la sentenza di morte
su quelli che la meritavano. In Deuteronomio 17:6,7 (VR) leggiamo: "Colui che dovrà morire sarà messo a morte sulla
deposizione di due o di tre testimoni; non sarà messo a morte sulla deposizione di un solo testimonio. La mano dei testimoni
sarà la prima a levarsi contro di lui per farlo morire; poi, la mano di tutto il popolo; così torrai il male di mezzo a te".
Nella congregazione cristiana troviamo un simile principio di cooperazione e partecipazione.
Benché colui che sbaglia non sia messo a morte, la scomunica di tale
individuo è osservata e rispettata da tutti nella congregazione
.
...
Perciò i membri della congregazione non si assoceranno al disassociato, né nella Sala del Regno, né altrove. Non converseranno con lui né mostreranno in alcun modo di notarlo. Se il disassociato tenta di parlare ad altri nella congregazione, essi dovranno allontanarsi da lui.

In tal modo capirà pienamente l'entità del suo peccato … Inoltre, il disassociato che vuol fare ciò ch’è giusto dovrebbe dire a chiunque gli si avvicina inconsapevolmente che è disassociato e che non dovrebbero parlare con lui»"


La torre di Guardia del 1/1/1982 pag 23:

"12 Sì, la Bibbia comanda ai cristiani di non stare in compagnia o in associazione con chi è stato espulso dalla congregazione. Perciò i testimoni di Geova chiamano appropriatamente “disassociazione” l’espulsione di un trasgressore impenitente e il successivo stato di isolamento in cui viene tenuto. Il loro rifiuto di associarsi in qualsiasi modo a livello spirituale o ricreativo con una persona espulsa è indice di lealtà alle norme di Dio e di ubbidienza al suo comando riportato in I Corinti 5:11, 13. "

pag 24-26:

"17 I cristiani hanno una felice associazione spirituale con i loro fratelli o con le persone interessate quando studiano la Bibbia o ne parlano insieme. Ma non vorranno avere tale associazione con un peccatore espulso (o con uno che ha rinunciato alla fede e alle dottrine dei testimoni di Geova dissociandosi). La persona espulsa è stata ‘rigettata’, essendo ‘condannata da se stessa’ per il suo ‘peccato’, e i membri della congregazione accettano il giudizio di Dio e lo sostengono. La disassociazione, però, implica più che la cessazione dell’associazione spirituale. — Tito 3:10, 11.
18 Paolo scrisse: ‘Cessate di mischiarvi in compagnia . . ., non mangiando nemmeno con un tal uomo’. (I Cor. 5:11) L’ora dei pasti è un momento di distensione e compagnia. Perciò qui la Bibbia vieta di frequentare anche a scopo di compagnia una persona espulsa, per esempio partecipando insieme a un picnic, a una festa, a una partita di calcio, a una gita al mare, andando insieme a teatro o mangiando insieme. (I particolari problemi riguardanti il caso di un parente disassociato sono trattati nell’articolo che segue).
19 A volte un cristiano può essere sottoposto a forti pressioni perché non segua questa esortazione biblica. Queste pressioni possono essere causate dai suoi stessi sentimenti oppure potrebbero essere esercitate da altri. Per esempio, fu fatta pressione su un fratello perché celebrasse un matrimonio fra due disassociati. Si poteva sostenere con qualche ragionamento che quel servizio fosse un semplice gesto di benignità? Qualcuno poteva pensarlo. Ma perché venivano richiesti proprio i suoi servizi e non quelli del sindaco o di qualche altro pubblico ufficiale autorizzato a celebrare matrimoni? Non era forse per la sua posizione di ministro di Dio e per la sua capacità di indicare agli sposi i consigli della Parola di Dio? Cedere a tali pressioni avrebbe significato avere associazione con la coppia, con persone espulse dalla congregazione per il loro comportamento errato. — I Cor. 5:13.
20 Altri problemi sorgono in relazione agli affari o al lavoro. Che dire se foste dipendenti di un uomo che venisse espulso dalla congregazione o se tale persona fosse un vostro dipendente? Che fare? Se per il momento foste obbligati sotto il profilo contrattuale o finanziario a continuare il rapporto di lavoro, certamente ora assumereste un atteggiamento diverso nei confronti del disassociato. Potrebbe essere necessario discutere con lui su questioni di lavoro o stare a contatto con lui sul posto di lavoro, ma le conversazioni spirituali e i rapporti d’amicizia sarebbero cose del passato. In questo modo potreste dar prova della vostra ubbidienza a Dio e sareste personalmente protetti. Inoltre questo potrebbe far capire alla persona quanto il suo peccato le sia costato caro sotto molti aspetti. — II Cor. 6:14, 17.

PARLARE CON UN DISASSOCIATO O UN DISSOCIATO?

21 Sostenere la giustizia di Dio e il provvedimento della disassociazione da lui istituito significa che un cristiano non dovrebbe parlare affatto con una persona espulsa, non rivolgendole nemmeno un saluto? Alcuni hanno fatto questa domanda, visto il consiglio di Gesù di amare i nostri nemici e di non ‘salutare solo i nostri fratelli’. — Matt. 5:43-47.
22 In effetti, nella sua sapienza, Dio non ha cercato di abbracciare ogni possibile situazione. Quello di cui abbiamo bisogno è afferrare il senso di ciò che Geova dice su come trattare una persona disassociata, così da poterci sforzare di sostenere il Suo punto di vista. Tramite l’apostolo Giovanni, Dio spiega:
Chiunque va avanti e non rimane nell’insegnamento del Cristo non ha Dio. . . . Se alcuno viene da voi e non porta questo insegnamento, non lo ricevete nella vostra casa e non gli rivolgete un saluto. Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. — II Giov. 9-11.
23 L’apostolo che diede questo saggio avvertimento era stato molto vicino a Gesù e sapeva bene cosa aveva detto Cristo circa il salutare altri. Sapeva anche che il comune saluto di quei tempi significava “Pace”. A differenza di qualche nemico personale o autorevole uomo mondano che si oppone ai cristiani, una persona disassociata o dissociata che cerca di promuovere o giustificare i suoi ragionamenti apostati o che continua nella sua condotta errata non è certo qualcuno a cui augurare “Pace”. (I Tim. 2:1, 2) Tutti sappiamo bene dall’esperienza acquisita nel corso degli anni che un semplice saluto può essere il primo passo che porta a una conversazione e forse anche a un’amicizia. Vorremmo fare questo primo passo con un disassociato?

...

NON PARTECIPIAMO A OPERE MALVAGE

25 Tutti i cristiani fedeli devono prendere a cuore la seria verità scritta da Giovanni sotto ispirazione di Dio: “Chi gli rivolge un saluto [a un peccatore espulso che promuove un insegnamento errato o persiste in una condotta peccaminosa] partecipa alle sue opere malvage”. — II Giov. 11.
26 Molti commentatori della cristianità trovano da ridire su II Giovanni 11. Sostengono che sia ‘un consiglio poco cristiano, contrario allo spirito del nostro Signore’, o che incoraggi l’intolleranza. Ma queste opinioni sono espresse da organizzazioni religiose che non applicano il comando di Dio di ‘rimuovere l’uomo malvagio di fra loro’, e che di rado, se non mai, espellono dalla loro chiesa anche trasgressori di pessima fama. (I Cor. 5:13) La loro “tolleranza” è antiscritturale, non cristiana. — Matt. 7:21-23; 25:24-30; Giov. 8:44.
27 Non è invece errato essere leali al giusto e retto Dio della Bibbia. Egli ci dice che accetterà ‘sul suo monte santo’ solo quelli che camminano in modo immacolato, praticano la giustizia e dicono la verità. (Sal. 15:1-5) Quindi se un cristiano si schierasse dalla parte di un trasgressore che è stato rigettato da Dio e disassociato, o che si è dissociato, ciò equivarrebbe a dire: ‘Nemmeno io voglio stare sul monte santo di Dio’. Se gli anziani vedessero che è diretto in quella direzione, stando regolarmente in compagnia con una persona disassociata, cercherebbero con amore e pazienza di aiutarlo a vedere le cose dal punto di vista di Dio. (Matt. 18:18; Gal. 6:1) Lo ammonirebbero e, se necessario, ‘lo riprenderebbero con severità’. Vogliono aiutarlo a rimanere ‘sul monte santo di Dio’. Ma se egli non smettesse di accompagnarsi con la persona espulsa, si renderebbe in tal modo ‘partecipe (sostenitore o complice) delle sue opere malvage’ e dovrebbe quindi essere rimosso dalla congregazione, espulso. — Tito 1:13; Giuda 22, 23; confronta Numeri 16:26."

La torre di Guardia del 15/4/1988:

"9 Perché anche oggi è appropriato assumere questo atteggiamento risoluto? Ebbene, riflettete sulla severità con cui venivano troncati i rapporti sotto la Legge data da Dio a Israele. In varie questioni gravi, i trasgressori intenzionali venivano giustiziati. (Levitico 20:10; Numeri 15:30, 31) Quando ciò accadeva, gli altri, compresi i parenti, non potevano più parlare col trasgressore morto. (Levitico 19:1-4; Deuteronomio 13:1-5; 17:1-7) Sebbene gli israeliti dell’epoca fossero normali esseri umani con emozioni simili alle nostre, sapevano che Dio è giusto e amorevole e che la sua Legge proteggeva la loro purezza morale e spirituale. Potevano quindi accettare il fatto che la Sua disposizione di stroncare i trasgressori era fondamentalmente buona e giusta. — Giobbe 34:10-12.
10 Possiamo essere altrettanto sicuri che la disposizione di Dio, che impone ai cristiani di non frequentare il peccatore impenitente che è stato espulso, costituisce una protezione per noi: “Eliminate il vecchio lievito, affinché siate una nuova massa, secondo che siete liberi da fermento”. (1 Corinti 5:7) Evitando anche coloro che si sono volontariamente dissociati, i cristiani sono protetti da possibili idee critiche, indifferenti o persino apostate. "

Libro "mantenetevi nell'amore di Dio 2008 pag 208:

"Come dovremmo comportarci con chi è disassociato? La Bibbia dice: “[Cessate] di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo”. (1 Corinti 5:11) Riguardo a chi “non rimane nell’insegnamento del Cristo”, si legge: “Non ricevetelo in casa e non rivolgetegli un saluto. Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. (2 Giovanni 9-11) Quindi con chi è disassociato non abbiamo contatti di natura spirituale o sociale. La Torre di Guardia del 1° gennaio 1982, a pagina 25, diceva: “Un semplice saluto può essere il primo passo che porta a una conversazione e forse anche a un’amicizia. Vorremmo fare questo primo passo con un disassociato?”
È davvero necessario evitarlo del tutto? Sì, e per diversi motivi. Primo, è una questione di lealtà a Dio e alla sua Parola. Ubbidiamo a Geova non solo quando ci conviene, ma anche quando è difficile farlo. L’amore per Dio ci spinge a ubbidire a tutti i suoi comandi, poiché riconosciamo che egli è giusto e amorevole e che seguire le sue leggi è sempre la cosa migliore. (Isaia 48:17; 1 Giovanni 5:3) Secondo, allontanandoci da un trasgressore impenitente, noi e gli altri componenti della congregazione siamo protetti dalla contaminazione morale e spirituale, e teniamo alto il buon nome della congregazione stessa. (1 Corinti 5:6, 7) Terzo, la nostra ferma adesione ai princìpi biblici può fare del bene al disassociato. Sostenendo la decisione del comitato giudiziario, potremmo toccare il cuore di un trasgressore che finora non ha accettato l’aiuto che gli anziani hanno cercato di dargli. Perdere la preziosa compagnia di persone a cui vuole bene può aiutarlo a ‘tornare in sé’, a riconoscere la gravità del suo errore e a fare passi concreti per riavvicinarsi a Geova."


[Modificato da (Mario70) 26/09/2017 13:06]

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
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