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Come si devono comportare i testimoni di Geova verso i loro ex fratelli:

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2021 18:00
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09/05/2011 20:51



Come si comportano i testimoni di Geova con i disassociati o dissociati che sono loro parenti ma che non vivono nella loro stessa casa:


La torre di Guardia del 15/1/1964 pag 41:
"Nel caso del parente disassociato che non abita nella stessa casa, i rapporti con lui sono pure limitati a ciò che è assolutamente necessario. Come per il lavoro secolare, questi rapporti sono limitati
e anche eliminati completamente se è possibile.
Un punto importante da notare è che, benché vi siano vincoli naturali che possono giustificare rapporti occasionali, i legami spirituali sono completamente troncati, non si può parlar di cose relative all'adorazione con i parenti disassociati.
Che fare se una persona espulsa dalla congregazione visita improvvisamente parenti dedicati? Che deve fare in tal caso
il cristiano? Se è la prima volta che viene fatta la visita, il cristiano dedicato può, se la coscienza glielo permette, mostrare
riguardi familiari in questa particolare occasione. Ma se la coscienza non glielo permette, non ha l'obbligo di farlo. Se gli
usa cortesia, il cristiano deve però specificare che questa non deve diventare un'abitudine. Se lo diventa, ciò non è diverso dall'associarsi a qualsiasi altra persona disassociata, e va contro lo spirito del decreto di disassociazione. Si dovrebbe far comprendere al parente disassociato che ora le sue visite non sono benvenute come prima, quando camminava rettamente con Geova. — 2 Giov. 9-11.
È indispensabile che i cristiani dedicati della congregazione rendano chiaro al parente disassociato mediante le loro azioni
che il suo modo d'agire è disapprovato dalla famiglia. Devono mantenere una ferma determinazione per i giusti princìpi.
Il malfattore deve comprendere che la sua posizione è completamente cambiata, che i suoi fedeli parenti cristiani disapprovano completamente la sua empia condotta e mostrano tale disapprovazione
limitando i rapporti a quelli inevitabili

La torre di Guardia del 15/11/1970 pag701:

"Ma la domanda principale che consideriamo è se il parente è fuori dell’immediata cerchia familiare, se non abita nella stessa casa. Sarebbe possibile qualche contatto?
Di nuovo, la disassociazione non scioglie i legami carnali, ma, in tale situazione, i contatti, se fossero proprio necessari, sarebbero molto più rari che tra persone abitanti nella stessa casa. Tuttavia, potrebbero esserci questioni familiari assolutamente necessarie che richiedessero di comunicare, come le formalità legali per un testamento o della proprietà. Ma il parente disassociato dovrebbe capire che la sua posizione è cambiata, che non è più gradito nella casa né è un compagno preferito.
Questa condotta è sia scritturale che ragionevole. Come abbiamo visto, Dio consiglia ai cristiani di ‘cessar di mischiarsi in compagnia’ di tale individuo, “non mangiando nemmeno” con lui. Egli comanda pure ai cristiani di ‘non riceverlo mai nella loro casa né di rivolgergli un saluto’. Se si mantenessero normali contatti sociali tra parenti con questo disassociato, cosa non necessaria giacché vive fuori di casa, il cristiano ubbidirebbe a Dio? In una piccola congregazione con alcune famiglie imparentate, se tutti agissero verso l’espulso come prima della disassociazione, andando a fare la spesa insieme, merende insieme, badando al bambini gli uni degli altri, difficilmente egli capirebbe che tutti i suoi fedeli parenti cristiani hanno letteralmente odiato il male da lui praticato. (Sal. 97:10) Né gli estranei potrebbero vedere alcun cambiamento anche se sapessero della condotta non cristiana del peccatore.
Dobbiamo tenere bene a mente il fatto che se il disassociato non può più godere della compagnia dei suoi parenti cristiani non è per colpa loro, come se essi lo trattassero altezzosamente. Essi agiscono secondo i princìpi, alti princìpi, i princìpi di Dio. Il disassociato stesso è responsabile della propria situazione; egli se l’è causata. La responsabilità gravi su chi ce l’ha!
...
Ma finché ciò non accada, i fedeli cristiani hanno l’obbligo di sostenere l’azione della disassociazione evitando di associarsi con il disassociato. Se egli è un parente che abita fuori di casa, cercheranno di non avere nessuna associazione con lui. E se sorge qualche inevitabile questione familiare assolutamente necessaria, terranno i contatti con lui al minimo, non avendo decisamente nessuno scambio di idee su cose spirituali. In tal modo mostrano lealtà a Dio, alla sua Parola e alla sua congregazione."

Ministero del Regno, 2/1971 p. 2:

“Lealtà a Dio quando un familiare è disassociato. Il servitore di congregazione considera i consigli contenuti alle pagine 700-702 de “La Torre di Guardia” del 15 novembre 1970 e nel libro “Lampada”, pag. 178. L’amore verso Dio e la lealtà verso la vera adorazione ci dovrebbero spingere a rispettare il decreto di disassociazione. Se qualcuno persiste in un’associazione che non è assolutamente necessaria con un familiare disassociato che vive fuori di casa, il comitato dovrebbe amorevolmente aiutarlo a capire i principi inerenti e a conformarsi ai consigli biblici. Se un disassociato non abita nella casa, 2 Giovanni 9-11 mostra che non lo dovremmo “mai ricevere nella nostra casa né rivolgergli un saluto”. L’insistenza a trascurare il comando biblico di “ cessar di mischiarci in compagnia” di tale persona può condurre alla disassociazione, ma questa non dovrebbe essere la ragione della nostra ubbidienza, non è vero? Se amiamo Geova, ubbidiamo alla sua Parola”.

Il libro "Organizzazione per predicare il Regno e fare discepoli", 1973, p. 172, 173:

«Con fedeltà verso Dio, nessuno della congregazione dovrebbe salutare tali persone quando le incontra in pubblico né dovrebbe accoglierle nella propria casa. Anche i parenti consanguinei che non abitano nella stessa casa con un parente disassociato, siccome valutano la parentela spirituale più di quella carnale, evitano il contatto con tale parente disassociato. …


La torre di Guardia del 1/1/1982 pag 30:

"PARENTI DISASSOCIATI CHE NON VIVONO IN CASA

18 La seconda situazione da considerare è quella di un parente disassociato o dissociato che non appartiene all’immediata cerchia familiare o non vive nella stessa casa. Con tale persona esiste ancora un legame di parentela naturale o acquisita, per cui, anche se in misura limitata, potrebbe esserci il bisogno di sbrigare questioni familiari necessarie. Ciò nonostante non è come se vivesse nella stessa casa, dove i contatti e la conversazione non si potrebbero evitare. Dovremmo tenere bene in mente l’ispirata esortazione biblica: ‘Cessate di mischiarvi in compagnia di alcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido . . . non mangiando nemmeno con un tal uomo’. — I Cor. 5:11.

19 Di conseguenza i cristiani imparentati con un disassociato che non vive in casa con loro dovrebbero sforzarsi di evitare l’associazione non necessaria, riducendo al minimo anche i contatti d’affari. La ragionevolezza di questo comportamento è evidente se si considera ciò che è accaduto quando i parenti hanno adottato l’errato punto di vista: ‘Anche se disassociato, siamo parenti, e quindi possiamo trattarlo esattamente come prima’. "



La torre di Guardia del 15/3/1986 pag 18:

"12 Alcuni che hanno uno spirito critico sostengono che l’organizzazione di Geova sia troppo rigida circa il troncare qualsiasi contatto sociale con i disassociati. (II Giovanni 10, 11) Ma perché questi critici la pensano così? Stanno forse mettendo un vincolo familiare o un’errata lealtà a un amico al di sopra della lealtà a Geova, alle sue norme e alle sue esigenze? Tenete presente inoltre che, se si continua ad avere contatti sociali con un disassociato, anche se si tratta di un parente, si può far concludere a colui che ha sbagliato che la sua condotta non sia poi tanto grave, causandogli così altro danno ancora. Non frequentandolo, invece, è possibile si sviluppi in lui il desiderio di riavere ciò che ha perduto. Il modo di fare le cose seguito da Geova è sempre il migliore e serve a proteggerci. — Proverbi 3:5."

La torre di Guardia del 15/04/1988 pag 28:

"11 Dio si rende sicuramente conto che il mettere in pratica le sue giuste leggi relative al troncare i rapporti con i trasgressori coinvolge spesso i parenti e influisce su di loro. Come già menzionato, quando un trasgressore israelita veniva giustiziato, i familiari non potevano più avere contatti con lui. Anzi, se un figlio era ubriacone e ghiottone, i suoi genitori erano tenuti a portarlo davanti ai giudici e, se si mostrava impenitente, i genitori dovevano partecipare alla sua giusta esecuzione, ‘per togliere ciò che è male da Israele’. (Deuteronomio 21:18-21) Come si può comprendere, questa non doveva essere una cosa facile per loro. Immaginate anche come potevano sentirsi i fratelli, le sorelle o i nonni del trasgressore. Nondimeno, il fatto di mettere la lealtà al loro giusto Dio al di sopra degli affetti familiari poteva salvare loro la vita.
...

14 La situazione è diversa se il disassociato o dissociato è un parente che vive fuori di casa o non è dell’immediata cerchia familiare. Potrebbe essere possibile non avere quasi nessun contatto col parente. Anche se eventuali questioni di famiglia richiedessero qualche contatto, è certo che questi contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo, in armonia col principio divino di “non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore [o colpevole di un altro peccato grave] . . . con un tale non dovete neppur mangiare”. — 1 Corinti 5:11, Versione Riveduta.

15 Si capisce che questo può essere difficile, a causa dei sentimenti e dei vincoli familiari, ad esempio dell’amore che i nonni provano verso i nipoti. Tuttavia questa è una prova di lealtà a Dio, come spiega la sorella citata a pagina 26. Chiunque provi la tristezza e il dolore che il parente disassociato ha in tal modo causato, può trovare conforto ed essere incoraggiato dall’esempio di alcuni parenti di Cora. — Salmo 84:10-12.
...

Molti traggono beneficio dalla disciplina

21 Alcuni estranei, sentendo parlare di disassociazione, tendono a compatire il trasgressore che non può più conversare con quanti fanno parte della congregazione cristiana. Ma non è una compassione fuori luogo? Considerate il beneficio potenziale che il trasgressore e altri possono ricevere.

22 Per esempio, a pagina 26 abbiamo menzionato il commento di Lynette sulla sua scelta di “interrompere qualsiasi contatto” con Margaret, la sua sorella disassociata. Lei e i suoi parenti cristiani ‘credevano che la via di Geova fosse la migliore’. E lo è!

23 In seguito la sorella di Lynette le disse: ‘Se tu avessi preso alla leggera la disassociazione, so di sicuro che non avrei agito così presto per essere riassociata. Il non avere più rapporti coi miei cari né stretti contatti con la congregazione fece nascere in me il forte desiderio di pentirmi. Capii quanto era stata errata la mia condotta e quanto era stato grave l’avere voltato le spalle a Geova’.

24 In un altro caso, furono i genitori di Laurie ad essere disassociati. Eppure lei dice: ‘I miei contatti con loro non cessarono mai, ma anzi aumentarono. Col passar del tempo, divenni sempre meno attiva. Arrivai al punto di non frequentare nemmeno le adunanze’. Poi lesse le informazioni della Torre di Guardia del 15 dicembre 1981 e del 1° gennaio 1982, che ribadivano l’importanza dei consigli di 1 Corinti 5:11-13 e 2 Giovanni 9-11. “Fu come se mi si fosse accesa dentro una lampadina”, scrive. ‘Capii che dovevo fare dei cambiamenti. Ora mi è più chiaro il significato di Matteo 10:34-36. Per la mia famiglia non fu facile accettare la mia decisione, in quanto il mio bambino, che ha cinque anni, è l’unico maschio e gli vogliono un gran bene’. Si spera che la perdita di questa compagnia toccherà il cuore dei genitori, come avvenne nel caso di Margaret. A parte questo, la disciplina ha aiutato Laurie, che dice: ‘Ho ricominciato a uscire nel ministero di campo. Il mio matrimonio e la mia famiglia sono più saldi a motivo del mio cambiamento, e anch’io sono più forte’.


La torre di Guardia del 15/10/1988 pag 28:

"La situazione è diversa se il disassociato o dissociato è un parente che vive fuori di casa o non è dell’immediata cerchia familiare. Potrebbe essere possibile non avere quasi nessun contatto col parente. Anche se eventuali questioni di famiglia richiedessero qualche contatto, è certo che questi contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo"

La torre di Guardia del 15/4/1991 pag 16:

"10 Dio comanda che, se un malvagio viene espulso, i cristiani devono ‘cessare di mischiarsi in sua compagnia, non mangiando nemmeno con un tal uomo’. In questo modo i leali che rispettano e vogliono seguire la legge di Dio troncano con lui ogni rapporto, compresi i rapporti sociali. Alcuni di questi cristiani leali potrebbero essere parenti che non fanno parte dell’immediata cerchia familiare né vivono con il trasgressore. Per loro potrebbe essere difficile seguire questo comando divino, proprio come non era facile per i genitori ebrei sotto la Legge mosaica essere fra coloro che giustiziavano un figlio malvagio. Ma il comando divino è chiaro; possiamo quindi essere certi che la disassociazione è un provvedimento giusto"


La torre di Guardia del 1/11/1994:

"20 Ci sono occasioni, però, in cui un servitore di Geova non può mostrare compassione. (Confronta Deuteronomio 13:6-9). ‘Cessare di mischiarsi in compagnia’ di un intimo amico o di un parente che è stato disassociato può mettere a dura prova un cristiano. In tal caso è importante non lasciarsi impietosire. (1 Corinti 5:11-13) Questa fermezza può persino incoraggiare il peccatore a pentirsi. "


Il libro "MANTENETEVI NELL'AMORE DI DIO" edito nel 2008 a pagina 208 dice:

"In altri casi il parente disassociato non fa' parte dell'immediata cerchia familiare o vive fuori casa.Anche se in qualche rara occasione dovesse rendersi necessario avere dei contatti per sbrigare questioni familiari, tali contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo. I familiari leali non cercano scuse per avere a che fare con un parente disassociato che non vive sotto lo stesso tetto. La lealta' a Geova e alla sua organizzazione li spinge piuttosto ad attenersi alle istruzioni scritturali sulla disassociazione."

Inserto del Ministero del Regno (km -I 8/2002), agosto 2002, pp.3,4:

"Benefici derivanti dalla lealtà a Geova: Cooperare con la disposizione scritturale della disassociazione ed evitare i trasgressori impenitenti reca benefici. Preserva la purezza della congregazione e ci distingue come sostenitori delle elevate norme morali della Bibbia. (1 Piet. 1:14-16) Ci protegge da influenze corruttrici. (Gal. 5:7-9) Inoltre dà al trasgressore la possibilità di trarre pieno beneficio dalla disciplina ricevuta che lo aiuterà a produrre “un pacifico frutto, cioè giustizia”. – Ebr. 12:11.
Dopo un discorso udito a un’assemblea di circoscrizione, un fratello e sua sorella capirono che dovevano cambiare il modo in cui trattavano la madre, che viveva altrove e che era stata disassociata sei anni prima. Subito dopo l’assemblea l’uomo chiamò la madre e, dopo averle assicurato che le volevano bene, le spiegò che non le avrebbero più parlato se non per questioni familiari importanti. Di lì a poco la madre cominciò a frequentare le adunanze e poi fu riassociata. Inoltre il marito incredulo cominciò a studiare e in seguito si battezzò.
Sostenendo lealmente la disposizione scritturale della disassociazione diamo prova del nostro amore per Geova e rispondiamo a colui che lo biasima. (Prov. 27:11) In cambio possiamo contare sulla Sua benedizione. Il re Davide scrisse di Geova: “In quanto ai suoi statuti, non mi allontanerò da essi. Con qualcuno leale agirai con lealtà”. – 2 Sam. 22:23, 26. "

La torre di Guardia del 15/2/2011 pag 31,32:
"15 Condividiamo il punto di vista di Gesù su coloro che si ostinano a seguire una condotta illegale? Dobbiamo riflettere su queste domande: ‘Sceglierei di frequentare regolarmente qualcuno che è stato disassociato o si è dissociato dalla congregazione cristiana? Che dire se fosse un parente stretto che non vive più in casa?’ Una situazione del genere pu `omettere a dura prova il nostro amore per la giustizia e la nostra lealtà a Dio.
16 Consideriamo l’esperienza di una sorella il cui figlio adulto un tempo amava Geova. In seguito, però, il figlio scelse di praticare impenitentemente l’illegalità. Così fu disassociato dalla congregazione. La sorella amava Geova,ma voleva bene anche al figlio e trovava molto difficile ubbidire al comando scritturale di evitare di frequentarlo.
17 Che consiglio avreste dato a questa sorella? Un anziano la aiutò a capire che Geova comprendeva il suo dolore. La incoraggiò a riflettere sul dolore che dovette provare Geova quando alcuni dei suoi figli angelici si ribellarono. Nel corso del ragionamento, le fece notare che, pur sapendo quanto possa essere dolorosa una situazione del genere, Geova richiede che i peccatori impenitenti vengano disassociati. La sorella prestò ascolto ai consigli e sostenne lealmente la disposizione della disassociazione. Tale lealtà rallegra il cuore di Geova.— Prov. 27:11.
18 Se vi trovate in una situazione del genere, ricordate che Geova vi capisce. Troncando i rapporti con il disassociato o il dissociato, dimostrate di odiare gli atteggiamenti e i comportamenti che hanno portato a questa situazione. Ma dimostrate anche che amate abbastanza il trasgressore da agire nei suoi migliori interessi. La vostra lealtà a Geova può aumentare le probabilità che la persona che ha ricevuto la disciplina si penta e torni a Geova.
19 Una persona che fu disassociata e in seguito venne riassociata scrisse: “Sono felice che Geova ami tanto il suo popolo da far sì che la sua organizzazione sia mantenuta pura. Quello che agli estranei può sembrare un atteggiamento rigido, è un provvedimento sia necessario che veramente amorevole”. Pensate che questa persona sarebbe stata aiutata a pervenire a tale conclusione se i componenti della congregazione, inclusi i suoi familiari, avessero mantenuto con lei contatti regolari mentre era disassociata? Sostenendo la disposizione scritturale della disassociazione dimostriamo di amare la giustizia e riconosciamo il diritto di Geova di stabilire norme di condotta."

Come esempio viene citato un figlio "che pratica impenitentemente l'illegalità", una persona non tdg si immagina un mafioso, in una occasione del genere se una madre decide di non voler frequentare il figlio per fargli capire che la sua condotta è aberrante, lo posso anche capire, ecco perchè se un non tdg legge l'articolo capisce una cosa che per quanto estrema può essere condivisibile (se vostro figlio fosse un pluriomicida mafioso cosa fareste?) ma sia la domanda che si pone al tdg, che tutto il contesto, cosa insegna al tdg?
Ecco cosa chiedono le domande riportate in calce in questa rivista:


16, 17. Quale difficoltà dovette affrontare una madre cristiana, e cosa la aiutò a sostenere la disposizione secondo cui i peccatori impenitenti devono essere disassociati?

18, 19. (a) Troncando i contatti con chi pratica l’illegalità dimostriamo di odiare che cosa? (b) Quale può essere il risultato quando siamo leali a Dio e alle sue disposizioni?



il contesto infatti parlava di:


‘Sceglierei di frequentare regolarmente qualcuno che è stato disassociato o si è dissociato dalla congregazione cristiana? Che dire se fosse un parente stretto che non vive più in casa?



Il tdg non fa caso al movente della disassociazione esposto sopra (usato per pararsi il sedere da chi tdg non lo è), lui sa bene che ad essere disassociato non è solo il pedofilo o il mafioso, ma anche chi semplicemente non accetta più la religione dei tdg per qualsivoglia motivo, fosse anche fumare o non credere più che nel 1914 Cristo inizia a regnare o perchè magari non accetta più il divieto di festeggiare il proprio compleanno.
Avendo in mente questo il tdg è invitato a "troncare i rapporti con il disassociato" anche se questi è il proprio figlio.
L'escamotage di associare la disassociazione con chissà quali misfatti morali è la tecnica più usata dal CD e i poveri ingenui tdg indottrinati, troppe volte abboccano senza notare le differenze profonde che ci sono tra un delinquente e uno che cambia semplicemente idea o uno che è andato a letto con la fidanzata.
Un fornicatore non è certo paragonabile a un pluriomicida, trattare tutti alla stessa maniera è di una meschinità e ignoranza unica.

Dalla Torre di Guardia del 15 luglio 2011 pagine 30-32

"Quando qualcuno che amiamo abbandona Geova:

12 Senza dubbio siamo tutti d’accordo sul fatto che per piacere a Dio dobbiamo essere fisicamente, moralmente e spiritualmente puri. (Leggi Tito 2:14).
A volte però possono sorgere situazioni in cui, sotto questo aspetto, la nostra lealtà al proposito di Dio viene dolorosamente messa alla prova. Supponiamo ad esempio che l’unico figlio di una coppia cristiana esemplare lasci la verità. Avendo preferito “il temporaneo godimento del peccato” a una buona relazione con Geova e con i propri genitori cristiani, il giovane viene disassociato.— Ebr.11:25.
13 I genitori sono affranti. In quanto alla disassociazione, sanno che la Bibbia dice di ‘cessar di mischiarsi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo’. (1 Cor. 5:11, 13) Comprendono anche che il “qualcuno” menzionato in questa scrittura include i familiari che non vivono sotto lo stesso tetto.

Ma essi amano moltissimo il loro figlio! Sopraffatti dalle emozioni, potrebbero ragionare: ‘Come possiamo aiutare nostro figlio a tornare a Geova se limitiamo drasticamente la nostra associazione con lui? Non sarebbe più utile mantenere contatti regolari?

14 Ci sentiamo vicini a quei genitori. Dopo tutto il loro figlio ha fatto la sua scelta, decidendo di seguire uno stile di vita non cristiano anziché continuare a godere della compagnia dei suoi genitori e degli altri compagni di fede. I genitori, invece, non hanno potuto fare altro che prendere atto della sua decisione. Non sorprende che si sentano impotenti.

15 Cosa faranno adesso questi cari genitori? Ubbidiranno alle chiare istruzioni di Geova?
O si sentiranno giustificati a frequentare regolarmente il loro figlio disassociato sostenendo che si tratta sempre di “necessarie questioni familiari”? Nel prendere la propria decisione, i genitori non devono trascurare di chiedersi cosa pensa Geova di quello che stanno facendo. Lo scopo di Geova è quello di mantenere pura l’organizzazione e, se possibile, di indurre i trasgressori a tornare in sè. In che modo i genitori cristiani possono agire in armonia con questo scopo?
16 Aaronne, fratello di Mosè, si trovò davanti a una situazione difficile in relazione a due suoi figli. Pensate come dev’essersi sentito quando i figli Nadab e Abiu offrirono fuoco illegittimo a Geova e questi li fece morire all’istante. Naturalmente ciò pose fine a qualsiasi associazione i due potessero avere con i loro genitori. Ma non è tutto. Geova comandò ad Aaronne e ai suoi figli fedeli: “Non andate con le teste scompigliate, e non dovete
strappare le vostre vesti [in segno di lutto], affinché non moriate e affinché [Geova]non si indigni contro tutta l’assemblea”. (Lev. 10: 1-6).
Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.

17 Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.

Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"

Notate la domanda ai paragrafi 14 e 15

"14, 15. Qual è in effetti la decisione che si presenta a chi ha un figlio disassociato?"

Cosa accade al parente che non ubbidisce a questi consigli?
Il libro "pascete il gregge di Dio riservato agli anziani dei testimoni di Geova dice:



Torre di guardia del 15/4/2012 pag 12:

"LEALTA' A GEOVA
16 Ci sono componenti della congregazione che hanno commesso peccati gravi e che sono stati ripresi “con severità, affinchè
fossero sani nella fede”. (Tito 1:13) Nel caso di alcuni, la loro condotta ha portato alla disassociazione. Per “quelli che ne sono stati addestrati”, la disciplina è stata di aiuto per ristabilirsi
spiritualmente. (Ebr. 12:11) E se il disassociato è un parente o un caro amico?Allora a essere in gioco è la nostra lealtà, non verso quella persona, ma verso Dio. Geova senz’altro nota se ci atteniamo al comando di non avere contatti con qualsiasi disassociato. — Leggi 1 Corinti 5
17 Consideriamo solo un esempio del bene che può derivare quando una famiglia sostiene lealmente il comando di Geova di non stare in compagnia di parenti disassociati. Un ragazzo era disassociato da più di dieci anni, durante i quali i genitori e i quattro fratelli avevano ‘cessato di mischiarsi’ in sua compagnia.
A volte cercava di prendere parte alle attività della famiglia ma, lodevolmente, tutti i familiari erano decisi a non avere alcun contatto con lui. Dopo la sua riassociazione disse che la compagnia della famiglia gli era sempre mancata, specie di sera quando si ritrovava da solo. Ammise comunque che se i familiari avessero trascorso del tempo con lui, anche solo per brevi periodi, questo avrebbe soddisfatto il suo bisogno di stare in loro compagnia. Tuttavia, poichè la famiglia non aveva avuto alcun contatto con lui,
l’ardente desiderio di stare con loro era diventato una delle ragioni che lo avevano indotto a ristabilire la sua relazione con Geova. Teniamone conto se mai fossimo tentati di violare il comando di Dio
di non stare in compagnia di parenti disassociati."

Che schifo di esempio... e tornare dopo un ricatto psicologico del genere è da prendere come esempio?
Come possono dei GENITORI e dei fratelli decidere di non aver ALCUN contatto con il proprio figlio o il proprio fratello per ubbidire ciecamente a degli uomini che si sono arrogati il posto di Dio?

La torre di guardia del 1/1/2013 pag 16:

" Non cercate scuse per frequentare un familiare disassociato ad esempio tramite e-mail (1Cor.5:11).Continuate a impegnarvi nelle attività spirituali. (1Cor.15:58). La sorella già citata dice:“So che devo tenermi occupata servendo Geova e rimanere spiritualmente forte, così quando mia figlia tornerà Geova sarà in grado di aiutarla "

Capito? Se al genitore tdg viene in mente di mandare una e-mail al proprio figlio disassociato, sta cercando delle scuse! L'unico modo per riavere dei contatti con lui, sarà quando lui "tornerà a Geova ".

Articolo della “Torre di Guardia” del 15/06/2013, p.28, in cui si loda una famiglia per aver ostracizzato un ex TdG per ben 16 anni:

"17 Un altra forma di disciplina che Geova impartisce è la disassociazione, che protegge la congregazione da cattive influenze e può aiutare il peccatore a ristabilirsi (1Cor.5:6,7,11).Robert è rimasto disassociato per quasi 16 anni,durante i quali i suoi genitori e i suoi fratelli hanno seguito con fermezza e lealtà il comando della Parola di Dio di evitare la compagnia di chi pratica il peccato e di non rivolgergli nemmeno un saluto. Ora sono alcuni anni che Robert è stato riassociato,e sta facendo un buon progresso spirituale Quando gli è stato chiesto cosa lo ha spinto a tornare a Geova e al Suo popolo dopo tanto tempo,ha risposto che è stato anche grazie alla presa di posizione della sua famiglia.“Se la mia famiglia avesse cercato la mia compagnia anche solo per poco tempo, ad esempio per sapere come stavo,quei brevi momenti insieme sarebbero stati sufficienti per me, e probabilmente il desiderio di stare con loro non sarebbe stato una forza motivante per tornare a Dio. "

Questo articolo è allucinante, si prende come esempio una famiglia che ostracizza per ben 16 anni un figlio senza neanche chiedergli come stava, sono proprio usciti di senno!


La Torre di Guardia di novembre 2014, p. 14

“In Levitico 10:1-11 si legge di una vicenda straziante che colpì Aaronne e la sua famiglia. Dovettero essere sconvolti quando il fuoco dal cielo consumò Nadab e Abiu, figli di Aaronne, presso il tabernacolo. Per il sommo sacerdote e i suoi familiari fu una vera prova di fede non poterli piangere. Che dire di ognuno di noi? Ci stiamo dimostrando santi evitando di stare in compagnia di disassociati, siano essi familiari o altri?”


Torre di Guardia dell ottobre 2017 pag. 16, paragrafo 19:

" 19 Rispettiamo la disciplina di Geova. Anche se in un primo momento può causare dolore, la disciplina di Geova produce i migliori risultati a lungo termine per tutti, compreso il trasgressore. (Leggi Ebrei 12:11.) Geova, ad esempio, ci comanda di ‘cessar di mischiarci in compagnia’ di peccatori che non si pentono (1 Cor. 5:11-13). Anche se questo potrebbe farci soffrire, dobbiamo evitare contatti non necessari con un familiare disassociato attraverso telefonate, messaggi, lettere, e-mail o social network "

Torre, di guardia settembre 2021 ediz. Per lo studio
" 12 Appoggiando la decisione degli anziani di disassociare una persona a cui vogliamo bene in realtà potremmo aiutare quella stessa persona a riavvicinarsi a Geova. Elizabeth, menzionata prima, ammette: “Troncare i rapporti con nostro figlio che era già adulto è stato estremamente difficile”. E aggiunge: “Dopo essere tornato a far parte della congregazione, mio figlio ha ammesso che aveva meritato di essere disassociato. In seguito ha detto di aver imparato molto. E io ho capito che la disciplina di Geova è sempre giusta”. Suo marito Mark ha detto: “Molto tempo dopo nostro figlio mi ha detto che se si era sentito spinto a tornare era stato in parte perché noi avevamo fatto esattamente quello che dovevamo fare. Sono davvero contento che Geova ci abbia aiutato a essere ubbidienti”.
[Modificato da (Mario70) 06/12/2021 18:00]

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
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