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Trinità

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18/05/2011 18:42

Come spiegare i passi che mostrano Cristo sottomesso al padre

Come spiegare i passi che mostrano Cristo sottomesso al padre


Le altre scritture che indicano come il figlio sia sottomesso al padre vengono spiegate da due angolazioni diverse:

1) Per la prima, ci viene in aiuto l’ XI Sinodo di Toledo (675) dove venne elaborata un'altra "confessione" attribuita in passato ad Eusebio di Vercelli, di cui si riporta solo l'inizio:

« Professiamo e crediamo che la santa ed ineffabile Trinità, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la sua natura è un solo Dio di una sola sostanza, di una sola natura, anche di una sola maestà e forza. E professiamo che il Padre non (è) generato, non creato, ma ingenerato. Egli infatti non prende origine da nessuno, egli dal quale ebbe sia il Figlio la nascita, come lo Spirito Santo il procedere. Egli è dunque la fonte e l'origine dell'intera divinità. »

Quindi essendo il padre la fonte del figlio per generazione e dello Spirito Santo per emanazione, ha il primate logico su di essi anche nella dimensione divina.
Il grande Basilio nella sua omelia 24:4 tanto cara ai padri orientali disse:
«Il Padre è la radice e la fonte del Figlio e dello Spirito Santo».

In ambito trinitario la distinzione delle persone è di fondamentale importanza.

Ignazio Sanna in "Il riscontro della Trinità nella vita del credente" scrive:

"Le tre persone formano una unità che esiste solo in Dio, l’unità di un unico essere, essere identico in Dio, che appartiene al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Ma l’unità di essere con pluralità di persone è una verità che si riverbera ed illumina le condizioni dell’unione nelle comunità umane. Infatti, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, pur avendo un solo essere divino comune ai tre, sono persone totalmente diverse l’una dalle altre. Non ci sono persone più originali delle persone della Trinità, più precisamente nella loro realtà personale.
Il Padre è totalmente Padre, e come tale è completamente diverso
dal Figlio e dallo Spirito Santo; nella sua persona, tutto è paterno, con il significato più ampio di una paternità che è anche, secondo il nostro modo di pensare, una maternità, perché la distinzione di sesso non esiste in Dio. Per parte sua,
il Figlio è totalmente Figlio: in lui tutto è filiale. Dai testi evengelici si costata che la personalità di Gesù è una personalità fondamentalmente filiale, rivolta verso il Padre.
Sappiamo che la personalità dello Spirito Santo procede dall’unione del Padre e del Figlio, distinguendosi totalmente dalle due prime persone divine. La diversità delle persone non si oppone alla loro unione; permette per esse una unità di essere assoluta.
Possiamo dedurne, perciò, la verità che le differenze fra le persone
non sono destinate ad essere un ostacolo alla loro unione. Padre, Figlio e Spirito Santo formano un solo Dio, in una unione ideale, perfetta. Allora, anche nelle comunità umane, quasi per una sorta di analogia esistenziale, dobbiamo riconoscere che le differenze fra le persone non costituiscono un ostacolo insuperabile all’unione. Nell’umanità come nella Trinità il singolare della persona e il plurale della comunione e della relazione non si oppongono. Nell’infinito plurale dell’umanità, ogni uomo e ogni donna sono assolutamente unici e necessariamente relazionali.
...
Come non si può parlare di Dio solo in maniera indifferenziata, così non si dovrebbe neppure parlare a Dio in maniera indifferenziata. Propriamente, non si prega la natura divina. Si pregano o si dovrebbero pregare le tre persone della Trinità. Proclamare che Gesù è l’“unigenito Figlio di Dio”, per esempio, non è lo stesso che proclamare che Gesù è Figlio della Trinità. Quando si professa che Gesù “siede alla destra di Dio Padre onnipotente”, non si professa che Gesù siede alla destra di un Dio in generale. Occorre, quindi,
che il cristiano, nel rispetto della tradizione del Nuovo Testamento, in cui il nome di Dio è prima di tutto il nome proprio della persona del Padre, si educhi a non pregare Dio in generale, ma a pregarlo nella sua realtà trinitaria. Il nome di Dio, proprio del Padre, è dato al Figlio solo perché egli è uno con il Padre, “della stessa sostanza del Padre”, “consustanziale al Padre”.
Al cristiano viene impresso il sigillo trinitario, perché è battezzato non in nome di Dio semplicemente, ma precisamente nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo.
In definitiva, si può affermare che l’originalità cristiana non consista tanto nel pregare la Trinità, quanto nel pregare trinitariamente, ossia nel pregare secondo il dinamismo della Trinità, rivolgendosi, cioè, al Padre per mezzo del Figlio e nello Spirito. L’autentica preghiera cristiana è sempre la stessa preghiera di Gesù, ma nel senso specifico della preghiera fatta a Dio Padre con Lui, grazie al suo Spirito, per mezzo di Lui ed in Lui."

Lo ripeto: la distinzione delle persone trinitarie fa la differenza tra l'eresia modalista e la trinità ortodossa.

2) Il secondo aspetto riguarda la kenosi o lo svuotamento, filippesi ci insegna che il figlio con l’incarnazione si svuotò della sua unica e perfetta condizione divina, assumendo anche la natura creaturale, visto da questo punto di vista quindi (uomo-creatura) il Cristo è sia inferiore a suo padre che è il suo creatore, che sottomesso,

Quindi tutte le scritture che portano avanti gli antitrinitari, devono essere viste alla luce di questi due importanti punti.

Esempi:

Giovanni 14:28:



Avete udito che vi ho detto: "Io me ne vado, e torno da voi"; se voi mi amaste, vi rallegrereste che io vada al Padre, perché il Padre è maggiore di me."

Qui l'agiografo mette in bocca a Cristo queste parole, in base al secondo punto menzionato sopra, tutto è ovvio, egli in quanto uomo e creatura è inferiore al Padre, ed in quanto Figlio gli è sottomesso.

Marco 13:32:

" Quanto a quel giorno o all'ora, però, nessuno ne sa niente, neppure gli angeli del cielo e neppure il Figlio, se non il Padre."

Nella prima parte del mio post avevo affrontato questo punto quando ho parlato del fatto che Cristo per i trinitari è vero uomo.
Come potrebbe egli essere tale se avesse l'onniscienza?
Per logica dal punto di vista creaturale deve essere limitato, ricordiamoci che a Calcedonia si stabilì che le due nature non sono mischiate, "la natura divina del figlio partecipava in quella umana senza per questo mescolarsi con essa, ma rimanendo intatte le rispettive qualità delle due nature", ricordando però i limiti che la natura umana del Cristo, identica alla nostra fuorché nel peccato, aveva per essere appunto circoscritta allo spazio e al tempo come noi, in "incarnazione e umanità di Dio" il Dott. Mazza afferma:

"In questo senso, durante la vita terrena del Cristo, accade che alcune proprietà divine non sono accessibili alla natura umana: non vengono rimosse, non vengono disattivate temporaneamente, ma sono semplicemente inaccessibili. Esiste dunque una sorta di asimmetria di accesso alle facoltà divino-umane: mentre la natura divina ha pieno accesso alle facoltà umane, la natura umana non lo ha in rapporto a quelle divine. Sostanzialmente la natura divina non subisce alcuna restrizione, è solo la natura umana ad averne, costitutivamente".

Il discorso in realtà è un po' più complesso, perché nell'incarnazione Gesù non smette di essere Dio, dunque questa informazione la possedeva, semplicemente non vi attinse. Questo è il meraviglioso problema dell'unione ipostatica delle due nature e del loro scambio di "informazioni", cioè come sia possibile dire che Gesù umano ignori qualcosa se Gesù Dio la conosce, e tutto questo tenendo insieme i due aspetti di Gesù in una sola persona, un solo "io", la risposta risiede appunto nel fatto che in quanto uomo è limitato e non è onnisciente, non sa tutto "simultaneamente" come avviene nella sua dimensione atemporale, potenzialmente può conoscere ogni cosa, ma in quanto uomo la conoscenza è selettiva.

Ricordatevi cari tdg che coloro che misero insieme le parole usate per formulare la dottrina trinitaria, soppesarono ogni contro-argomentazione, io ci ho sbattuto la testa per primo, tutto è stato calcolato alla perfezione.

1 Corinti 11:3:

"Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio."

Questo è il cavallo di battaglia dei tdg, essi pensano che dal momento che Paolo scrisse quanto sopra una volta che Cristo era già risorto, i trinitari non possono dire che si parla del Cristo uomo...
Per i Testimoni di Geova infatti quando Cristo risorse, il suo corpo sparì nel nulla ed egli riprese il suo stato precedente all'incarnazione (o meglio loro parlano di "venuta sulla terra") Invece le cose stanno diversamente...
Come scritto nel primo post quando Cristo "si fece carne" assunse non solo un corpo, ma anche un'anima umana esattamente come uno di noi, egli non sarebbe stato un vero uomo se non fosse stato esattamente come noi, quindi un insieme di anima spirituale e corpo carnale.
Una volta risorto, non sparì un bel nulla, ma semplicemente egli fu il primo essere umano a risorgere come corpo spirituale o corpo glorioso, stesso corpo che avranno a sua immagine i suoi fedeli discepoli una volta morti e risorti, il suo precedente corpo carnale venne quindi mutato in corpo spirituale o glorioso e tale stato egli manterrà per sempre.
Quindi la persona del figlio di Dio una volta risorto è composto dalla sua natura divina immutabile, che in quanto tale è rimasta intatta e condivisa dal padre e dallo Spirito Santo, e dalla sua natura umana composta dall'anima e come dice Paolo dal “corpo spiritualizzato” (soma pneumatikos).
Tenendo in mente questo particolare analizziamo la scrittura in questione.
Quando l'apostolo scrive che il capo della donna è l'uomo, intendeva forse che la donna è inferiore di natura a suo marito?
E' forse meno umana di lui?
Oppure l'apostolo intendeva che la donna accetta di essere sottomessa a suo marito, o al suo fratello spirituale in quanto egli è colui che dirige la famiglia o la chiesa?
Se evidentemente i testimoni pensano questa seconda ipotesi ecco spiegato in che senso il capo del Cristo è Dio.
Paolo quando usa il termine “Dio”, pensa quasi sempre al padre, ecco quindi che Cristo è sottomesso a lui sia in quanto figlio eterno divino, che soprattutto in quanto vero uomo.

Come si può notare le sfumature che si aggiunsero nella formulazione del dogma trinitario nei primi secoli, previdero proprio tutto!

Apocalisse 3:2,12

"2 Sii vigilante e dà vigore a quanto resta, che altrimenti finirebbe per morire; infatti non trovo perfetta la tua condotta al cospetto del mio Dio.
12 Il vittorioso, lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio e giammai ne uscirà; vi scriverò il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la nuova Gerusalemme che discende dal cielo da presso il mio Dio, e inoltre il mio nome nuovo. "

1 Pietro 1:3: NRV “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti,”

Efesini 1:17: “affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente;”

II Corinti 1:3: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione,”.


Quando i tdg menzionano queste scritture pensano che i trinitari non possano obiettare molto, infatti se Cristo stesso chiama suo padre "il mio Dio" vuol dire che egli non poteva esserlo...
Immagino che in base a quanto spiegato sopra abbiate già ora risposto a questa obiezione vero?
In quanto "vero uomo" egli come ognuno di noi, sia che siamo in carne qui sulla terra o con il corpo glorioso in cielo, abbiamo il nostro Dio, non smetteremmo mai di averlo, in quanto è eterno ed immutabile.
Cristo non sarebbe "vero uomo" se in questo stato creaturale non avesse il suo Dio, in quanto creatura egli ha un Dio esattamente come ognuno di noi, ecco perché solo del figlio è detto che egli ha un Dio, perché è l’unico ad essere anche pienamente uomo, ne il padre ne lo Spirito Santo hanno la natura umana, ecco perché nessuno di loro può dire di avere un Dio, in ambito trinitario quando si pensa alla relazione che vi è tra la natura divina del figlio e la sua natura umana, si parla di "legame razionale" o logico, non vi è nessuna fusione o confusione o altro.

1 Corinti 15:27,28:

" 27 Ma quando dice: «ogni cosa è sottoposta», è chiaro che si eccettua Colui che ha sottomesso a lui ogni cosa. 28 E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, farà atto di sottomissione a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti. "

Quando il figlio di Dio decise di compiere la missione che suo padre gli aveva "disegnato", “il sacro mistero ideato prima della fondazione del mondo”, ovvero che tramite il suo regno tutte le nazioni sarebbero state benedette e gli uomini avrebbero riottenuto la grazia e la vita eterna, egli assunse la funzione di intermediario tra Dio e l'uomo.
Assumendo questo ruolo, egli assunse la natura umana ed in tale stato egli divenne il re messianico profetizzato dalle scritture, in questo ruolo egli è sottomesso al padre fino a quando tutto sarà compiuto, a quel punto la sua missione sarà conclusa e "Dio sarà tutto in tutti".
Rileggendo il discorso dei ruoli affrontato nel primo post riguardo filippesi le cose saranno ancora più chiare.
Ricordiamoci il detto "distinti nei ruoli, ma uniti nella sostanza" nel momento in cui il figlio di Dio scelse di assumere il ruolo di re messianico, scelse anche di essere sottomesso a chi lo ha costituito tale (il padre).

Colossesi 1:15

“Egli è l'immagine del Dio invisibile, Primogenito di tutta la creazione”


I testimoni spiegano che essendo Cristo il "primogenito della creazione", deve per forza essere parte della creazione o meglio essere il primo creato e questa scrittura è una delle tre (le altre le esamineremo in seguito) che lo dimostrerebbe.

Iniziamo dicendo che "Primogenito" in ambiente semitico indicava oltre all'essere il primo figlio di una serie, anche preminenza, il diletto o il prescelto:

Esodo 4:22

“E tu dirai al Faraone: "Così dice l'Eterno: Israele è il mio figlio, il mio primogenito".


Salmi 89:21-28:

"21 Ho trovato Davide, mio servo, l'ho consacrato con il mio sacro olio. 22 Sì, ferma sarà la mia mano con lui e il mio braccio lo rafforzerà... "

"28 E io lo porrò come primogenito, il più alto fra i re della terra."

Geremia 31:9:

"9 Nel pianto partirono, nella consolazione li riconduco: li riporto presso torrenti d'acqua su una via piana; non inciamperanno in essa perché io sono per Israele come un padre ed Efraim è il mio primogenito. "

Infatti la CJB ha tradotto di conseguenza:

CJB Colossians 1:15 "He is the visible image of the invisible God. He is supreme over all creation"

A proposito di "Primogenito" la nota in calce della NET dice:

"The Greek term πρωτότοκος (prōtotokos) could refer either to first in order of time, such as a first born child, or it could refer to one who is preeminent in rank M. J. Harris, Colossians and Philemon (EGGNT), 43 expresses the meaning of the word well: “The ‘firstborn’ was either the eldest child in a family or a person of preeminent rank. The use of this term to describe the Davidic king in Ps 88:28 LXX (=Ps 89:27 EVV), ‘I will also appoint him my firstborn (πρωτότοκον), the most exalted of the kings of the earth,’ indicates that it can denote supremacy in rank as well as priority in time. But whether the πρωτό- element in the word denotes time, rank, or both, the significance of the -τοκος element as indicating birth or origin (from τίκτω, give birth to) has been virtually lost except in ref. to lit. birth.” In Col 1:15 the emphasis is on the priority of Jesus’ rank as over and above creation (cf. 1:16 and the “for” clause referring to Jesus as Creator)."

Traduzione:

" Il termine greco πρωτότόκος (prōtotokos) potrebbe riferirsi o al primo in ordine di tempo, come nel caso di un figlio primogenito, oppure potrebbe riferirsi a chi è preminente nel rango: M. J. Harris, Colossesi e Filemone (EGGNT), 43 esprime bene il significato della parola: "Il 'primogenito' era o il figlio maggiore di una famiglia o una persona di rango preminente. L'uso di questo termine per descrivere il re davidico in Sal 88:28 LXX (=Ps 89:27 EVV), 'lo nominerò anche il mio primogenito', il più eminente dei re della terra', dimostra che può indicare la supremazia nel rango e la priorità nel tempo. Ma se l'elemento πρωτό- nella parola denota il tempo, il rango, o entrambi, il significato dell'elemento -τοκος come indicante la nascita o l'origine (da τίκτω, partorire) è stato praticamente perso tranne quando si riferisce alla nascita letterale". In Col 1,15 l'accento è posto sulla priorità del rango di Gesù al di sopra della creazione (cfr. 1,16 e la clausola "per" che si riferisce a Gesù come Creatore)."


Inoltre il contesto di colossesi dimostra che il Figlio non poteva essere creatura se "tutto è stato creato tramite lui", il greco ha “ta panta” che significa “il Tutto” intendendo proprio tutto il creato, esattamente come già ho spiegato per giovanni 1:3, “nulla di ciò che esiste è esistito senza Cristo”

I tdg mettendo [altre] hanno alterato il testo e reso contraddittorio il passo.

Il "THE NEW INTERNATIONAL GREEK TESTAMENT COMMENTARY Editors I. Howard Marshall W. Waro Gasque (1978-93) Donald A. Hagner THE EPISTLES TO THE COWSSIANS AND TO Philemon" pagine 90 e 91 dicono:

"Che "primogenito deve denotare il più eminente sopra la creazione, e non solo all'interno della creazione, è indicato dalla congiunzione che lega i due versetti: Egli è "primogenito di tutta la creazione perché in lui sono state create tutte le cose, tutto, l'universo, la totalità delle entità create, compreso, come chiariscono le frasi allegate, tutto ciò che si trova all'interno di quella totalità, tuttavia esso è suddiviso - sia "nei cieli" (cfr. 1,5);'che sulla terra,"-il visibile e l'invisibile".
Allo stesso modo, nella clausola finale del versetto: Se "tutto (ta panta) è stato creato ed esiste (tempo perfetto; vedi Turner, Insights 125) in lui e per lui, questo presumibilmente mette una distanza tra lui e la creazione, egli è il mezzo e il fine ultimo della creazione (vedi anche Harris 44). Il "in lui" è l'inizio di una sequenza di frasi e preposizioni con cui si descrive il perché della creazione di "tutte le cose": "in lui, attraverso di lui, a lui". Tale uso delle preposizioni "da", "attraverso", "in" e "a" o "per", era diffuso nel parlare di Dio e del cosmo."

"Egli è il primogenito di tutta la creazione perchè (la congiunzione hoti introduce il versetto 16) per mezzo di lui tutto è stato creato.

Non ha molto senso dire che Gesù è il "primo nato PERCHE' tutto è stato creato per mezzo di lui", che senso ha dire che tu sei il primo nato PERCHE' (o poichè) è in te che è nato Tutto?

Dicendo primogenito di tutta la creazione, "poichè" tutte le cose ecc... non è impensabile che Paolo introducendo quell'espressione virgolettata volesse proprio distinguere Gesù da tutta la creazione, magari proprio per non creare equivoci, cioè che qualcuno potesse intendere primogenito con primo nato e considerare Cristo come parte della creazione stessa. 

Inoltre primogenito va armonizzato con unigenito:

Se primogenito indicasse il primo di una serie, allora non ci sarebbe stato bisogno di usare il termine unigenito, questo secondo termine è usato in maniera molto maggiore nel NT indicando il fatto che egli è l'unico generato dal padre, distinguere generare da creare è di fondamentale importanza per venire a capo di questa discussione, non a caso il primo concilio di Nicea si occupò proprio di questo fatto, se si riesce a capire che Dio può generare solo Dio, come l'uomo ad esempio genera solo l'uomo, allora il fatto che Gesù è Dio come lo è suo padre è consequenziale.
Se Dio genera Dio, la creazione è altra cosa come spiegato nei versi successivi, se TUTTO è stato creato da Cristo allora egli ne è fuori, quindi non può essere a sua volta creatura, Infatti egli "è prima della creazione", non c'è scritto "egli è la prima creazione" del resto è logico e non può essere altrimenti se "nulla di ciò che è creato esiste senza Cristo" (gv 1:3).

Se i testimoni di Geova se ne escono con i salmi e i proverbi portandoci passi poetici dove si dice che Dio genera le gocce di rugiada o le montagne, le rispedisco al mittente, ricordandogli che quì siamo tra gente seria e non prendiamo alla lettera le poesie o vogliamo credere che Dio partorisca veramente le montagne?
Ma per favore!

Gli editori della CEI '74 hanno interpretato prototokos come "generato prima" risolvendo il problema:
"generato prima di ogni creatura" certo la resa è più dinamica che letterale ma indica un'altra possibile traduzione.

Alcune traduzioni inseriscono "SOPRA tutta la creazione" indicando che il soggetto non fa parte della creazione:

NIV Colossians 1:15 He is the image of the invisible God, the firstborn over all creation. (Col 1:15 NIV)

NKJ Colossians 1:15 He is the image of the invisible God, the firstborn over all creation. (Col 1:15 NKJ)

Questa aggiunta è dovuta alla sintassi del passo come indica la nota a margine della NET:

"The genitive construction paseos ktiseos is a genitive of subordination and is therefore translated as "over all creation." See ExSyn 103–4."

Vediamola bene questa nota perché rimanda al monumentale Greek grammar beyond the basics: an exegetical syntax of the New Testament di Daniel Wallace pagine 103,104 e 128:

"Col 1:15 (prwtotokos pases ktiseos)
who is the image of the invisible God, the firstborn
over all creation
Though some regard this gen. to be partitive (thus, firstborn who is a part of creation), both due to the lexical field of “firstborn” including “preeminent over” (and not just a literal chronological birth order) and the following causal clause (“for [o[ti] in him all things were created”)–which makes little sense if mere chronological order is in view, it is far more likely that this expresses subordination. Further, although most examples of subordination involve a verbal head noun, not all do (notice 2 Cor 4:4 above, as well as Acts 13:17). The resultant meaning seems to be an early confession of Christ’s lordship and hence, implicitly, his deity...
But Paul makes it clear throughout this epistle that Jesus Christ is the supreme Creator, God in the flesh–e.g., cf. 1:15a, 2:9. In the section in which this verse is found, 1:9-20, he could hardly be more emphatic about the deity of his Lord.151 However, a gen. of subordination is, in all probability, the best option (see discussion of this text earlier)."

Traduco:
" Anche se alcuni ritengono che questo genitivo sia partitivo (quindi, primogenito che fa parte della creazione), sia per il campo lessicale di "primogenito" che include "preminente su" (e non solo un ordine cronologico di nascita letterale) e la seguente clausola causale ("per e in lui tutte le cose sono state create") - che ha poco senso se si considera solo l'ordine cronologico, è molto più probabile che questo esprima la subordinazione. Inoltre, sebbene la maggior parte degli esempi di subordinazione coinvolga un sostantivo verbale, non tutti lo fanno (vedi sopra 2 Cor 4:4, così come Atti 13:17). Il significato che ne deriva sembra essere una prima confessione della signoria di Cristo e quindi, implicitamente, della sua divinità
...
Ma Paolo chiarisce in tutta questa epistola che Gesù Cristo è il supremo Creatore, Dio in carne e.g., cfr. 1, 15a, 2, 9. Nella sezione in cui si trova questo versetto, 1, 9-20, non potrebbe essere più enfatico sulla divinità del suo Signore. Tuttavia, un gen. di subordinazione è, con ogni probabilità, l'opzione migliore"


Riportando "primogenito sopra tutta la creazione" Cristo non può far parte di essa essendone sopra o a capo di essa e la sintassi grammaticale lo permette come abbiamo visto.
La traduzione dinamica NLT incorpora entrambe le traduzioni rendendo il passo in questa maniera:

NLT Colossians 1:15 "Christ is the visible image of the invisible God. He existed before anything was created and is supreme over all creation" (Col 1:15 NLT)

Se l'autore dell'inno (che ricordo non c'entra nulla con Paolo ma è a lui preesistente come ha dimostrato lo studio filologico del passo in questione) avesse voluto intendere "primo creato" avrebbe usato il termine più appropriato protoktistos non lasciando alcun spazio ad interpretazioni alternative, per chi dice che tale parola non esisteva ai suoi giorni, gli rispondo che non ci voleva una mente eccelsa per unire due semplici parole come "primo" e "creato", il NT è infatti pieno di neologismi, al limite l'autore avrebbe potuto scrivere queste parole separate non lasciando spazio a ulteriori dubbi.


Vediamo cosa dice anche l'Harris citato sopra:
Colossians and Philemon (Murray J Harris) del 2010:





Ribadisce il discorso del più eminente e del genitivo di subordinazione e conclude smentendo le tesi dei tdg riguardo l'aggiunta di [altre] indicandone la parola greca TA ALLA (le altre), che se l'autore avesse voluto l'avrebbe usata, specifica anche le alternative a prototokos in greco come protoktistos o protogonos (primo creato) o protoplastos (formato per primo).


Esiste un’altra interpretazione comune a Ireneo, Tertulliano ed Origene che lega il fatto che Cristo oltre ad essere il “primogenito della creazione” è anche (come dice il verso stesso preso in esame) “l’immagine del Dio invisibile”.
In base alle interpretazioni che vedremo possiamo applicare al termine “primogenito” il significato di prototipo:
Un prototipo o istanza prototipica combina gli attributi più rappresentativi di una categoria. È il miglior esemplare tra i membri di una categoria e serve come punto di riferimento cognitivo rispetto al quale gli altri membri più "poveri" vengono categorizzati.
Cristo dal punto di vista del suo essere uomo (quindi creatura) è il “prototipo della creazione di Dio” in quanto egli è la creatura perfetta per antonomasia, Ireneo a tal proposito ebbe a dire:

“Egli fece l’uomo a immagine di Dio (ge 1:27), l’’immagine di Dio è il figlio (col 1:15) a immagine del quale fu fatto l’uomo. Ed ecco perché negli ultimi tempi si manifestò per far comprendere che l’immagine era somigliante a se.” (Epideixis 22)

L'Immagine di Dio è il Cristo verbo incarnato; essendo l’uomo creato a immagine di Dio, fu creato secondo il modello (prototipo) del verbo incarnato.
Tertulliano a tal proposito ebbe a dire:

“In tutto ciò che nel fango si veniva esprimendo era a Cristo che si pensava, a colui che doveva farsi uomo, cioè fango, al verbo che doveva farsi carne, ciò che allora era ancora terra. Così infatti il padre si rivolge al figlio: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” E Dio fece l’uomo evidentemente ciò che aveva effigiato lo fece a immagine di Dio cioè di Cristo. Anche il verbo indfatti è Dio egli che esistendo in forma di Dio non stimò una rapina essere paragonato a Dio” (de res. mort. 6,3-4)

Capendo che la generazione del verbo è eterna, Origene conclude con la frase che gia abbiamo letto a proposito dell’ipostasi:
"Se è immagine del Dio invisibile è immagine invisibile. E io oserei aggiungere che in quanto somiglianza del padre, non c'è stato tempo in cui non esisteva... Quando mai non esistette l'immagine della sostanza ineffabile e inesprimibile del padre?"

Gli autori citati sopra, si occuparono di rispondere chi (quis) è l'immagine di Dio, gli alessandrini invece si impegnarono nel capire che cosa (quid) in Cristo è immagine di Dio, per Atanasio la salvezza dell'uomo consiste soprattutto nel fatto che l'immagine naturale di Dio padre (Cristo-logos, avente la stessa sostanza del padre) scende tra gli uomini, per conferire loro di nuovo l'essere a immagine di Dio, la famosa deificazione dell'uomo, contemplando il prototipo o l'immagine di Dio padre (Gesù Cristo) si arriva all'archetipo ovvero il padre.

Per Atanasio solo l'Immagine per natura poteva rinnovare in noi l'essere immagine per grazia; se l'immagine di Dio non fosse essa stessa Dio per essenza, non avrebbe potuto divinizzare noi, cioè renderci a immagine di Dio.(de incarn. 13).
Prima di lui, Alessandro d'Alessandria in risposta agli ariani aggiunse "se l'immagine di Dio [Cristo-logos] non è da sempre, è chiaro che anche colui di cui è l'immagine [il padre] non è da sempre" (ep. ad alex. 27 quadre mie).

Basilio confermò il pensiero di Atanasio dicendo "come l'immagine implica l'assenza di differenze, così il generato deve essere consostanziale al padre" (hom. 24.4) .

Nel suo "de spiritu sancto" Basilio vede in questa deificazione la trinità intera all'opera, prendendo spunto da questa scrittura:

NRV 2 Corinti 3:18 "E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito."

Ebbe a dire:

"Purificarsi delle macchie contratte con i vizi, tornare alla propria bellezza naturale, restituire all'immagine regale la sua primitiva forma mediante purificazione.
In tal modo ci si accosta al paraclito, il quale a guisa di Sole, impadronendosi dell'occhio divenuto purissimo, ti mostrerà in te stesso l'immagine dell'invisibile [Cristo]; allora nella beata contemplazione dell'immagine, tu vedrai l'ineffabile bellezza dell'archetipo [il padre]" (de S.S. 9.23 quadre mie)

Possiamo riassumere questo studio utilizzando altre due scritture chiarificatrici:

IEP Romani 8:29 "Poiché coloro che da sempre egli ha fatto oggetto delle sue premure, li ha anche predeterminati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli."

IEP 1 Corinti 15:49 "E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di polvere, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste."

In questo modo si viene a creare un cerchio:

Il Logos (l'immagine di Dio col 1:15)---> L'uomo (creato a immagine di Dio GN 1:27 ovvero della immagine del logos che è immagine di Dio)---> Cristo risorto (l'uomo celeste 1 co 15:49 del quale porteremo l'immagine)---> uomo deificato (l'uomo sarà immagine dell'uomo celeste (il figlio di Dio) romani 8:29)

Concludendo:

Essendo la creazione venuta ad esistere “per mezzo di Cristo e per Cristo (o in vista di Cristo)” possiamo affermare con tranquillità che è Lui stesso il prototipo in base al quale tutto è stato creato, possiamo cioè dire che ogni cosa è stata formata sul modello del Figlio, cioè del Cristo stesso, egli è l'immagine di Dio che si manifestò fra le creature, grazie alla sua incarnazione coloro che si conformano alla sua immagine potranno accedere al destino ultimo dell'uomo ovvero la sua deificazione:

LND 2 Pietro 1:4 "attraverso le quali ci sono donate le preziose e grandissime promesse, affinché per mezzo di esse diventiate
partecipi della natura divina, dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo a motivo della concupiscenza. "

Apocalisse 3:14

“All'angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio”

Per quanto riguarda archè o principio anche il padre è "il principio e la fine", allora cosa vogliamo dire che anche lui ha avuto un inizio? Egli ha dato il principio ad ogni cosa esattamente come suo figlio:
archè indica il capo, l'originatore, colui che da il principio, l'autorità:

luca 20:20: "per poi consegnarlo al potere e all'autorità [archè] del governatore.."

atti 16:19 autorità [archon]

efesini 6:12 principati [archas]

il GLNT alla fine della sua disamina su archè a pag. 1287 " …nell’Apocalisse, colui che siede sul trono, il Cristo, sarebbe colui che è prima del tempo e che ad esso sopravvive, colui al quale la categoria tempo non si applica"


inoltre c'è giobbe 40:19 dove beemot (l'ippopotamo se non sbaglio) è "il principio della creazione di Dio" come mostra la LXX greca, ma sappiamo che non è vero, non fu certo l'ippopotamo la prima creatura, egli è caso mai la più potente, la più forte, il capo delle creature esattamente come Cristo è capo della creazione, ne è l’originatore, la causa prima appunto, ricordiamoci che egli è l’archon della vita, “l’autore della vita”.

In base a queste spiegazioni qualcuno potrebbe obiettare che con questa storia delle due nature si giustifica tutto...
Ma non sta a noi rispondere a questa affermazione... è chi non crede alla trinità che deve provare che essa sia in contrasto con la scrittura o che la contraddica.
Sappiamo bene che la sua formulazione è posteriore alla stesura dei libri del NT, questa non è una novità per nessuno, quello che i detrattori dovrebbero dimostrare è che la loro cristologia sia migliore e che non sia contraddetta dalla scrittura, i testimoni di Geova e gli antitrinitari possono affermare onestamente questo quando leggono le scritture menzionate in questi due post?
Che dire ad esempio di questa?



Proverbi 8:22

IEP Proverbi 8:22 Il Signore mi ha creato all'inizio del suo operare, prima delle sue opere più antiche.

NRV Proverbi 8:22 Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche.

LND Proverbi 8:22 L'Eterno mi possedette al principio della sua via, prima delle sue opere più antiche.

JPS (Jewish pubblication society) Proverbi 8:22 Il Signore mi fece come il principio delle sue vie ...

Come potete notare le quattro versioni utilizzano quattro verbi differenti, a cosa è dovuta questa scelta?
Il termine ebraico che è alla base delle traduzioni è qanah che significa:

TWOT - 2039:
Meaning: 1) to get, acquire, create, buy, possess [prendere, acquistare, creare, comprare, possedere, N.d.A. ] 1a) (Qal) 1a1) to get, acquire, obtain 1a1a) of God originating, creating, redeeming His people 1a1a1) possessor 1a1b) of Eve acquiring 1a1c) of acquiring knowledge, wisdom 1a2) to buy 1b) (Niphal) to be bought 1c) (Hiphil) to cause to possess

Uso: AV - Buy 46, get 15, purchased 5, buyer 3, possessor 3, possessed 2, owner 1, recover 1, redeemed 1, misc 7;

È interessante che l'American Translation (AV) non rende mai qanah con creare, ma utilizza per lo più (46 volte) il verbo comprare è questo infatti il significato basilare di qanah.
Sappiamo che sebbene "creare" può essere una traduzione di qanah, il termine che nella scrittura ebraica è usato in tal senso è barà (v. Genesi 1). Se lo scrittore avesse voluto significare senza possibilità di fraintendimento che la Sapienza fu creata, sicuramente avrebbe usato barà e non qanah.
I traduttori della TNM rifacendosi al testo masoretico hanno tradotto qanah con produrre:

22 “Geova stesso mi produsse come il principio della sua via, la prima delle sue imprese di molto tempo fa."

Anche di un Figlio si usa il termine prodotto, ma non si usa certo il termine creato.
Però quando vogliono sostenere che la Sapienza di Proverbi è creata, non utilizzano la loro traduzione ma la CEI!
Come mai se il verbo ebraico significa per lo più possedere o produrre la CEI e altre hanno scelto "creare"?
La risposta deriva da come la LXX ha reso il passo in questione in greco: ha utilizzato ktizô che significa fondare, fare, costruire, fabbricare, edificare e creare.
Ricordiamo comunque che in Genesi 1 la LXX traduce barà con poieô (fare, creare) e non con ktizô.
Ricordiamoci anche che sebbene la LXX sia una traduzione autorevole, è pur sempre una traduzione. Essa ha scelto un solo termine per rendere qanah e il risultato elimina le diverse sfumature che il verbo ebraico sottostante permetteva.
Altre autorevoli traduzioni greche come Aquila, Simmaco, Teodozione hanno invece scelto "mi ha acquistato" (ektesato) o "mi possedette". Girolamo seguì questa traduzione rendendo il passo nella Vulgata con “possedit me”.
Utilizzare proverbi come prova che Cristo sia creato lo trovo molto debole per diversi motivi:
1) il contesto:

NRV Proverbi 8:22-31 "22 Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche. 23 Fui stabilita fin dall'eternità, dal principio, prima che la terra fosse. 24 Fui generata quando non c'erano ancora abissi, quando ancora non c'erano sorgenti rigurgitanti d'acqua. 25 Fui generata prima che i monti fossero fondati, prima che esistessero le colline, 26 quand'egli ancora non aveva fatto né la terra né i campi né le prime zolle della terra coltivabile. 27 Quand'egli disponeva i cieli io ero là; quando tracciava un circolo sulla superficie dell'abisso, 28 quando condensava le nuvole in alto, quando rafforzava le fonti dell'abisso, 29 quando assegnava al mare il suo limite perché le acque non oltrepassassero il loro confine, quando poneva le fondamenta della terra, 30 io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza; 31 mi rallegravo nella parte abitabile della sua terra, trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini. "

La Sapienza è generata e precede la creazione, nel versetto 23 si dice che la Sapienza è stata costituita dall’ETERNITÀ. Sant'Agostino scrive: " Se la Parola fosse stata creata, per mezzo di quale altra Parola sarebbe stata creata? L'evangelista dice: "In principio era la Parola". Se era vuol dire che non è stata creata." (Commento al Vangelo di Giovanni, I discorso, n. 11. 12.)

Inoltre:

2) il testo è scritto in stile poetico, da non prendere alla lettera come fosse un trattato di teologia.

3) si parla della Sapienza di Dio, pensare che essa ebbe un inizio significherebbe che prima di quell'inizio Dio non l'aveva, cosa di per sé assurda.

4) Nel Nuovo Testamento infine Paolo stesso dichiara che il Figlio prima della sua venuta sulla terra fu tenuto nascosto, era un mistero. È quindi inutile cercare di spiegare le origini di Cristo con il Antico Testamento, altrimenti sarebbe come tentare di dare del bugiardo all’Apostolo:

Efesini 3:3-5 "3 come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui più sopra vi ho scritto in poche parole; 4 leggendole, potrete capire la conoscenza che io ho del mistero di Cristo. 5 Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui; "
[Modificato da (Mario70) 17/04/2020 13:17]
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