00 18/05/2011 18:38
Giovanni 1:1 Il Logos

Il logos in Giovanni:

Prima di affrontare cosa scrisse Giovanni è utile fare una panoramica storica su cosa fosse il logos nell'ambiente in cui Giovanni visse:

Iniziamo dicendo che il vangelo che porta il suo nome fu scritto alla fine del I secolo, ne sono prova i ritrovamenti archeologici che risalgono a pochi decenni dopo, diciamo che in linea generale i critici non credono che a scrivere il vangelo fosse Giovanni, ma noi facciamo finta di essere tutti d'accordo che fu lui a scriverlo.
Giovanni visse in ambiente ellenistico e ne è prova tutta la tradizione che lo vede come il vescovo di Efeso.
Si suppone che egli si sia recato in questa città molto presto, se come si pensa egli si trasferì dopo il concilio di Gerusalemme, egli poté conoscere la cultura ellenistica per più di 50 anni.
Il fatto che usò il termine logos ci deve portare a capire cosa questo termine significasse nell'ambiente in cui egli visse, perchè è in quell'ambiente che egli scrisse le sue lettere, ed erano di cultura greca coloro ai quali quelle lettere furono composte
Gli stoici erano coloro che usavano questo termine, essi credevano che l'universo fosse retto da una ragione (Λόγος) universale. Essa può essere intesa come un movimento incausato, eterno, inarrestabile, che attribuisce alle cose la forma di essere, dal più semplice ed infimo fino al più grande e complesso, vivente e non vivente. Dalla sua azione scaturiscono due principi in cui il mondo risulta suddiviso: uno attivo, chiamato in vari modi (appunto logos, o Zeus, soffio, natura), ed uno passivo, che è la materialità delle cose. Gli stoici individuano un ordine necessario al suo interno, il logos è il principio che regge e organizza il mondo.
Cosa poteva dedurre un ebreo che fosse vissuto in un contesto culturale del genere?
L'esempio migliore fu proprio quello di Filone d'Alessandria ebreo studioso dello stoicismo vissuto poco prima del periodo che stiamo prendendo in esame (30 AC 50 DC), egli vede nel logos la potenza divina che procede dal primo principio (Dio) e che contiene i pensieri divini, al Logos Filone attribuisce attributi personali di giustizia e misericordia. Probabilmente sia il Logos di Filone sia quello di Giovanni si riferiscono indipendentemente uno dall'altro alla personificazione della Sapienza degli ultimi scritti sapienziali
di sapienza e proverbi.
Egli prese da Platone la trascendenza divina e la svalutazione della materia e anticipò Plotino che vide il Logos come ipostasi divina distinta dall'Uno.
Per filone il logos si pone: in Dio (in quanto identico a Dio come volevano gli stoici) in se (come ipostasi es. la sapienza divina) nel mondo (immanente nel cosmo)
A questo proposito si veda lo studio di Roberto Radice in Platonismo e creazionismo in Filone di Alessandria:

tinylink.com/?NAe0Ps8lP3


Anche Eusebio di Cesarea fu un grande estimatore di Filone visto il modo in cui riesce ad addossare a quest'ultimo la prima predicazione evangelica:

"24. Ed è chiaro a tutti che Filone ha inteso descrivere i primi araldi dell'insegnamento evangelico e le usanze trasmesse fin dall'inizio dagli apostoli."Cfr. [Storia ecclesiastica] 2:17.24

vedi:
www.ccel.org/ccel/schaff/npnf201.iii.vii.xviii.html

Veniamo al testo:

In Giovanni 1:1 si specifica chiaramente che "nel principio il Logos era" dal greco "ên" derivante da eimi = essere, esistere, il Logos non ebbe un principio, ma esisteva nel principio, Il verbo “era” (ên) essendo un imperfetto con valore di predicato, ha qui il senso forte e pieno di esistere, indica l’eternità dell’esistenza.

Con questo verbo Giovanni vuole affermare che non vi fu mai un tempo in cui il Logos "non era", egli dichiara di una realtà anteriore al principio di Gn 1:1, prima della creazione esisteva una parola divina che doveva creare e organizzare l’intera creazione.

A riprova di quanto affermato sopra, esaminiamo queste altre scritture:

1 Giovanni 1:1,2: “Colui che era fin dal principio, colui che noi abbiamo sentito, colui che abbiamo veduto con i nostri occhi, colui che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato, cioè il Verbo della vita -- 2 poiché la vita si è manifestata e noi l'abbiamo veduta e ne diamo testimonianza e vi annunziamo questa vita eterna che era presso il Padre e che si è manifestata a noi --,”

1 Giovanni 2:13,14: ” Scrivo a voi, o padri, che avete conosciuto colui che è dal principio... Padri, vi ho scritto perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.”

Colossesi 1:18 18 Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato.

Apocalisse 22:12-16 12 «Ecco, sto per venire e con me avrò la ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere. 13 Io sono l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine. 14 Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all'albero della vita e per entrare per le porte della città! 15 Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna. 16 Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino».

Ebrei 1:10-12 10 E ancora: «Tu, Signore, nel principio hai fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani. 11 Essi periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito, 12 e come un mantello li avvolgerai e saranno cambiati; ma tu rimani lo stesso, e i tuoi anni non avranno mai fine».


Come si è potuto notare egli nel principio gia era, esisteva, poteva “la vita eterna che era presso il padre” avere un principio? E che vita eterna sarebbe?
No di certo, perché è lui il principio stesso, colui che ha dato il principio ad ogni cosa:

“Diversamente dalla sapienza, quindi, egli ( il Logos) non era il principio di ciò che è comparso nel mondo, come un primo anello tra Dio e il mondo, o il primo di una serie temporale: Egli è al principio in modo assoluto. Non può quindi essere catalogato fra le creature”.( X.Leon-Dufour, Lettura dell’evangelo secondo Giovanni, Cinisello Balsamo 1990, Pag.108)

Tornando alla scrittura in questione, notiamo che l’imperfetto "era" ricorre tre volte nel versetto, ma assume tre significati diversi:

la prima volta significa esistere e indica l’esistenza eterna,

la seconda volta esprime una modalità dell’esistenza (era presso Dio)cioè abitare o dimorare presso Dio;

la terza volta, designa l’essenza stessa del Logos definito nella sua divinità (il Logos era Dio).

Egli era dunque presso (pros=verso) il Padre (Dio - ho theos) ed era Dio come il Padre, nessuna confusione, nessun politeismo o monolatria ("un dio" ecc...). Quando in greco due nomi sono congiunti dal verbo "essere" e quando ambedue hanno l'articolo determinativo, si intende che l'uno sia identificato pienamente con l'altro; ma quando uno di loro è senza l'articolo (come nel caso in questione), quello senza articolo è il predicato riferito a quello articolato. Semplificando per intendesi, diventa più un aggettivo che un nome, e descrive piuttosto la natura o la sfera di appartenenza; perciò possiamo dire che il Logos appartiene alla stessa sfera di Dio, ha la sua natura, pur senza essere identificato con “Il Dio” della seconda riga, presso cui il Logos era (il Padre appunto).

D'altra parte va osservato anche che il Verbo non è detto «divino» (theios), ma «Dio» (theos); viene quindi attribuita a lui la deità, l’esser Dio.

A questa confessione iniziale della deità di Cristo corrisponde la solenne professione di fede di Tommaso alla fine del vangelo di Giovanni: "Signore mio e Dio mio!" (20,28).

I testimoni di Geova nella loro traduzione del nuovo mondo hanno tradotto Giovanni 1:1c con “la parola era un dio” specificando che hanno fatto questo per il fatto che theos (Dio appunto) in questa frase non ha l’articolo davanti in modo da renderlo determinato.
Quello che essi non capiscono è che se Giovanni avesse messo l’articolo davanti a theos in questo contesto, ci sarebbe stata un identificazione tra l’ho theos (il padre) presso il quale la parola “era” o esisteva e la parola stessa, ma così facendo si sarebbe arrivati alla conclusione assurda che il padre e il figlio fossero la stessa persona, dando così il via all’eresia modalista.
Dovrebbero spiegarci invece in che modo inserendo l’articolo indeterminativo, il nome acquista valenza qualitativa, invece di cadere nel politeismo.
A questo proposito si scomodò addirittura il grande biblista Metzger il quale a proposito della scrittura in questione scrisse:

“"In the New World Translation the opening verse of the Gospel according to John is mistranslated as follows: `Originally the Word was, and the Word was with God, and the Word was a god.' A footnote which is added to the first word,
`Originally,' reads, `Literally, `In (At) a beginning.' ` By using here the indefinite article `a' the translators have overlooked the well-known fact that in Greek grammar nouns may be definite for various reasons, whether or not the Greek definite article is present. A prepositional phrase, for example, where the definite article is not expressed, can be quite definite in Greek,' as in
fact it is in John 1:1. The customary translation, `In the beginning was the Word,' is therefore to be preferred to either alternative suggested by the New World translators. Far more pernicious in this same verse is the rendering ... 'and the Word was a god,' with the following footnote: `'A god.' In contrast with `the God.'
It must be stated quite frankly that, if the Jehovah's Witnesses take
this translation seriously, they are polytheists ... As a matter of solid fact, however, such a rendering is a frightful mistranslation. It overlooks entirely an established rule of Greek grammar which necessitates the rendering, `... and the Word was God.' "
Some years ago Ernest Cadman Colwell of the University of Chicago pointed out in a study of the Greek definite article that, "A definite predicate nominative has the article when it follows the verb...The opening verse of John's Gospel contains one of the many passages where this rule suggests the translation of a predicate as a definite noun. The absence of the article [before theos] does not
make the predicate indefinite or qualitative when it precedes the verb; it is indefinite in this position only when the context demands it..." The context makes no such demand in the Gospel of John, for this statement cannot be regarded as strange in the prologue of the gospel which reaches its climax in the confession of Thomas [John 20: 28, 'My Lord and my God']."
(B. Metzger, The Jehovah's Witnesses and Jesus Christ. A Biblical and Theological Appraisal, in Theology Today, 1953 grassetto mio)”

Insomma Metzger dopo aver asserito che la traduzione dei tdg è sbagliata e perniciosa:

“una tale resa è una traduzione decisamente errata. Essa ignora completamente una regola di grammatica greca comunemente accettata che rende necessaria la resa "e la Parola era Dio""

Cita inoltre la regola di Colwell la quale ci insegna che “L'assenza dell'articolo [prima di theos] non rende il predicato indeterminato quando precede il verbo. E' indeterminato in questa posizione solo quando il contesto lo richiede.”
E il contesto in questo caso non lo richiede affatto.
I testimoni di Geova continuano la loro argomentazione asserendo che ho theos è sempre il padre, mentre Cristo è chiamato solo theos senza articolo…
A questa risposta vorrei chiedergli come mai in queste scritture il padre è chiamato theos senza articolo e come mai la TNM non ha messo “un” davanti a theos:

Luca 20:38 Or egli non è il Dio dei morti[theos de ouk estin=Dio non è] ma dei viventi, poiché tutti vivono per lui".

Giovanni 8:54 “Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. È il Padre mio che mi glorifica, quello di cui voi dite: "È il nostro Dio"[oti theos emon estin=che Dio nostro è].”

LND Romani 8:33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio[theos] è colui che li giustifica.

IEP 2 Corinti 1:3,21 Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre delle misericordie e Dio [theos] di ogni conforto, 21 Or colui che con voi ci fortifica in Cristo e che ci ha unti, è Dio [emas theos];


Vorrei sapere inoltre come mai Gesù è chiamato “ho theos” qui:

Giovanni 20:28 Rispose Tommaso e gli disse: «Signore mio e Dio mio! [ho theos moi]».

Ebrei 1:8,9 del Figlio invece: Il tuo trono, o Dio [ho theos], è per i secoli dei secoli e lo scettro dell'equità è scettro del tuo regno. Hai amato la giustizia e hai odiato l'iniquità, perciò, o Dio [ho theos], il tuo Dio ti ha unto con olio di esultanza a preferenza dei tuoi compagni.

Giovanni prende in prestito questa parola (logos) dall'ellenismo creando una teologia specificamente nuova, il Logos quale principio che governa il creato e come legge razionale per ogni esistenza, è il Figlio di Dio che si fa uomo, che viene ad abitare tra noi, egli è l'Emmanuele, il Dio-con-noi, il Dio trascendente diviene egli stesso anche creatura, per provare personalmente cosa significa essere creatura e poterci comprendere tangibilmente.
Giovanni (e con lui tutto il NT) affronta la questione della divinità di Gesù, raramente per mezzo del titolo "Dio" (lungo infatti è il percorso che ha portato gli apostoli a chiarire a sé stessi la divinità del Figlio e come s’accordasse col fatto che vi fosse “un solo Dio”). Ciononostante, quant’anche sia parco l’uso del titolo “theos” riferito al Figlio nel Nuovo Testamento, questo corpus di libri espressione della fede della Chiesa apostolica descrive la Sua divinità alla stessa maniera in cui descriveva le attività del Padre:

Giovanni 5:17-23;10:28,29;13:3;15:23;17:10:

"17 Ma Gesù rispose loro: «Mio Padre è all'opera fino ad ora ed anch' io sono all'opera». 18 Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma diceva che Dio era suo Padre, facendo se stesso uguale a Dio. 19 Gesù rispose e diceva loro: «In verità, in verità vi dico: il Figlio non può fare nulla da se stesso se non ciò che vede il Padre fare. Ciò infatti che fa lui, lo fa ugualmente il Figlio. 20 Il Padre infatti ama il Figlio e gli mostra tutto ciò che egli fa, ed opere più grandi di queste gli mostrerà, in modo che voi ne rimaniate stupiti. 21 Come infatti il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a coloro che vuole. 22 Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio,
23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. 24 In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25 In verità, in verità vi dico: l'ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno udita, vivranno.”

"10:28 Io do loro la vita eterna e non periranno mai; e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno le può strappare dalla mano del Padre. "

13:3 "sapendo che il Padre aveva messo tutto nelle sue mani e che da Dio era uscito e a Dio ritornava."

15:23 "Chi mi odia, odia anche il Padre mio. 24 Se in mezzo a loro non avessi fatto le opere, che nessun altro ha fatto, non avrebbero peccato. Ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio."

17:10 "Tutto ciò che è mio è tuo e quello che è tuo è mio, e io sono stato glorificato in loro(notare che TUTTO quello che è del Padre è anche di Cristo)."

Uguaglianza di poteri e di azioni, sottintendevano uguaglianza di genere, di natura. Solo Dio poteva fare determinate cose, eppure anche Cristo le poteva fare, quella che secondo i TdG è una mera creatura fatta uscire dal nulla, un arcangelo, che non avrebbe mai potuto fare le stesse cose del suo creatore. Gli sarebbe stato costituzionalmente impossibile… Solo uno del suo genere, uno che avesse la sua stessa natura come un Figlio, avrebbe potuto fare tutto quello che faceva il Padre.

[Modificato da (Mario70) 01/10/2014 09:07]