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Giovanni 20:28

Giovanni 20:28:

Se Cristo viene chiamato da Tommaso "il suo Signore e il suo Dio", che cosa è se non una dichiarazione di fede esplicita di Tommaso verso Gesù? Dicendo che colui che aveva davanti non era solo il suo maestro, ma il suo Signore e il suo Dio?

Un perifrasi simile per rivolgersi a Dio è usata dalla LXX (che come ripetiamo è la versione maggiormente usata dagli autori del Nuovo Testamento per citare l’Antico Testamento). Nella versione greca del Salmo 35 versetto 23 nella versione troviamo scritto:

" ἐξεγέρθητι, κύριε, καὶ πρόσχες τῇ κρίσει μου, ὁ θεός μου καὶ ὁ κύριός μου, εἰς τὴν δίκην μου "

archive.org/details/InterlinearGreekEnglishSeptuagintOldTestamentPrint/page/n1993/...

Il parallelo con l'espressione di Tommaso è chiara..."ho kurios mou kai ho theos mou".
Nel giudaismo dunque si riferiva a YHWH con quest'espressione che è stata diretta anche a Gesù: "O mio Signore e mio Dio":
TNM: "23  Déstati, vieni in mio aiuto. Geova, mio Dio, difendi la mia causa."

ASV:"23 Stir up thyself, and awake to the justice due unto me,Even unto my cause, my God and my Lord."

Continuare ad asserire che in Giovanni gli articoli sono obbligati dal sostrato semitico della lingua di Giovanni è ridicolo, anche perché egli scrisse per comunità grecofone dell’Asia Minore e dunque doveva tener conto di cosa avrebbero inteso dei madrelingua greci, e non solo degli ebrei. Per di più, la scrittura dice chiaramente che quelle erano parole che Tommaso diresse a Gesù (è scritto "gli disse") non era un esclamazione diretta al Padre né altro. Il contesto che segue, (ovvero quello dove Gesù è chiamato il Figlio di Dio) va letto alla luce di questa esclamazione di fede e non fa altro che confermare quanto scritto fino ad ora: in che senso Gesù era "il Figlio di Dio"?
Nel senso che egli era Signore e Dio proprio come suo Padre, condividendone la stessa deità.
Rileggiamo il verso nel suo contesto:
Giovanni 20:26-31 “26 Otto giorni dopo i suoi discepoli erano di nuovo in casa e Tommaso stava con loro. Viene Gesù a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
27 Poi disse a Tommaso: «Metti il tuo dito qui e guarda le mie mani, porgi la tua mano e mettila nel mio fianco, e non essere più incredulo, ma credente».
28 Rispose Tommaso e gli disse: «Signore mio e Dio mio!». 29 Gli disse Gesù: «Perché mi hai visto hai creduto? Beati coloro che hanno creduto senza vedere!». 30 Gesù in presenza dei discepoli fece ancora molti altri segni, che non sono scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, credendo, abbiate la vita nel suo nome. “

C'è un botta e risposta tra Cristo e Tommaso, nessuna esclamazione a qualcun altro può avere un senso in questa conversazione, perchè Tommaso era Gesù che vedeva e a Gesù rispondeva, ancora una volta Gesù non riprese Tommaso per bestemmia, ma gli disse "perchè mi hai visto hai creduto?" cosa ha creduto Tommaso se non che colui che aveva davanti era il suo Signore e il suo Dio?
Dirottare le parole di Tommaso al padre, come sostengono i tdg, vuol dire avere un pregiudizio teologico, non c'è scampo!

Un obiezione che alcuni testimoni di Geova fanno riguarda il fatto che Il secondo "ho theos" con quella costruzione grammaticale (due nomi con l'articolo separati da un kai) potrebbero essere riferiti a due persone differenti, quindi a Cristo Tommaso disse solo “mio Signore” e poi si rivolse al padre esclamando “mio Dio”.

Come si può sostenere che in Gv 20,28 a metà frase cambi la persona di riferimento? Come dovrebbe fare ad accorgersene l'uditore o il lettore di questo cambiamento brusco a metà frase? Sarebbe la ripetizione dell'articolo? Ma dove sta scritto che la ripetizione di un'articolo deve implicare un cambio di soggetto? E' una cosa del tutto inventata. La presenza dei due articoli vuole semplicemente segnalare che per Tommaso Gesù non è "un signore" e "un dio" tra gli altri, ma "Il" Signore e "Il" Dio di lui.

A proposito dell'affermazione che si trattò "un’espressione di stupore, rivolta a Gesù ma diretta a Dio", S.T. Bloomfield nel suo Greek New Testament afferma: «L'usare del nome divino come un esclamazione di sorpresa, non era per niente il costume degli ebrei fra i quali la riverenza esteriore per il nome della divinità era osservata in modo meticoloso, sebbene non lo fosse fra i pagani"

Un’altra obiezione riguarda una presunta regola grammaticale in base alla quale l'articolo sarebbe comunque usato per via della sintassi, data la presenza di un pronome possessivo, e non ha dunque valenza semantica.

Questa regola non esiste e lo proverò con la scrittura stessa:
GNT Luca 8:21 ὁ δὲ ἀποκριθεὶς εἶπεν πρὸς αὐτούς, Μήτηρ μου καὶ ἀδελφοί μου οὗτοί εἰσιν οἱ τὸν λόγον τοῦ θεοῦ ἀκούοντες καὶ ποιοῦντες.
"madre mia e fratelli miei sono".
Costrutto simile al passo in riferimento e non sono presenti articoli.

GNT Giovanni 15:14 ὑμεῖς φίλοι μού ἐστε ἐὰν ποιῆτε ἃ ἐγὼ ἐντέλλομαι ὑμῖν.
"voi siete miei amici"

Giovanni 8:54:
ὃν ὑμεῖς λέγετε ὅτι θεὸς ἡμῶν ἐστιν
"quello che voi dite essere vostro Dio."

Come si può notare i nomi sono preceduti o seguono il pronome possessivo e non sono presenti articoli.

L’ultima obiezione riguarda il fatto che l'articolo "ho" non è usato come nominativo ma come vocativo semitico, una costruzione particolare che si trova nelle scritture in cui si usa il nominativo per il vocativo.
Quello che rende improbabile che si sia dinnanzi ad un simile costrutto è che l’articolo viene reiterato e per giunta dopo un kaì, sicché se fosse un “oh” di invocazione la frase suonerebbe: “Oh Signore di me e oh Dio di me”. Ora, chiunque si rende conto che reiterare la particella vocativa dopo il kai, crea un pleonasmo inutile e sintatticamente sconcertante.
inoltre per il vocativo è più comune usare la omega:

GNT Romani 11:33 βάθος πλούτου καὶ σοφίας καὶ γνώσεως θεοῦ• ὡς ἀνεξεραύνητα τὰ κρίματα αὐτοῦ καὶ ἀνεξιχνίαστοι αἱ ὁδοὶ αὐτοῦ.

"Oh, profondità della ricchezza e della sapienza e della scienza di Dio!"

Inoltre, quale sopravvivenza dell'ebraico in Giovanni? Questo Vangelo non è stato scritto in lingua semitica e poi tradotto, ma è stato scritto in greco per i greci, Giovanni scriveva infatti per le chiese dell’ Asia minore.

1 Giovanni 5:20:

"20 Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Questi è il vero Dio e la vita eterna. 21 Figli, guardatevi dagli idoli."

Esaminiamo l'intero contesto:

1 Giovanni 5:1-21 Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato ama anche chi è stato generato da lui. 2 Da questo noi conosciamo che amiamo i figli di Dio: se amiamo Dio e compiamo i suoi comandamenti. 3 Questo è l'amore di Dio: osservare i suoi comandamenti; i suoi comandamenti non sono pesanti, 4 poiché chi è nato da Dio vince il mondo e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. 5 Ma chi è colui che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? 6 Questi è colui che è venuto con acqua e con sangue: Gesù Cristo; non soltanto con l'acqua, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che ne dà testimonianza, poiché lo Spirito è la verità. 7 Poiché sono tre quelli che danno testimonianza: 8 lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. 9 Se noi riceviamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è più grande. Questa infatti è la testimonianza di Dio: egli ha reso testimonianza a suo Figlio. 10 Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede in Dio, fa di lui un mentitore, perché non crede alla testimonianza che Dio ha dato al Figlio suo. 11 E questa è la testimonianza: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio suo. 12 Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. 13 Io vi ho scritto queste cose affinché sappiate che voi avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio. 14 Questa è la sicurezza che noi abbiamo in lui: se noi chiediamo qualcosa secondo la sua volontà, egli ci ascolta. 15 E se noi sappiamo che egli ci ascolta qualora gli chiediamo qualcosa, sappiamo già di avere da lui tutto ciò che gli abbiamo chiesto. 16 Se uno vede il suo fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi e Dio gli darà la vita (come) a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte. Ma vi sono peccati che conducono alla morte; per questi dico di non pregare. 17 Ogni iniquità è peccato; ma vi è peccato che non conduce alla morte. 18 Noi sappiamo che chiunque è generato da Dio non pecca; ma il generato da Dio lo custodisce, così che il maligno non lo tocca. 19 Sappiamo che noi siamo da Dio mentre il mondo giace tutto in potere del maligno. 20 Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Egli è il vero Dio e la vita eterna. 21 Figli, guardatevi dagli idoli. "

Ricordiamoci anche come Giovanni chiamò Cristo "la vita eterna" al versetto 11 e al primo capitolo:

IEP 1 Giovanni 1:2 "Poiché la vita si è manifestata e noi l'abbiamo veduta e ne diamo testimonianza e vi annunziamo questa vita eterna che era presso il Padre e che si è manifestata a noi "

Inoltre il solo titolo "vero" è attribuito anche a Cristo in Apocalisse 3,7: "Queste cose dice il Santo, il Vero ( ho alêthinos), colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre."

Alla luce di questi paralleli, dove Gesù è stato definito sia “il vero” sia “la vita eterna”,torniamo a rileggere il versetto 20 di 1Giovanni 5: “Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Egli è il vero Dio e la vita eterna.”

Se noi traducessimo "en" con "nel" Figlio suo, come fanno la maggioranza delle traduzioni rispettando il significato base di en, allora "il vero" sarebbe Gesù Cristo e non il Padre (in questo contesto ovviamente). Se fosse così allora sarebbe molto improbabile che outos (egli) si possa applicare al Padre, perché dovremmo andare addirittura al v. 18 per trovarlo come soggetto!
Se invece traducessimo en con "per mezzo" come fa la TNM allora il vero è il Padre e il soggetto si avvicina:

TNM: "e noi siamo in colui che è il vero per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo".

Bisogna dire che il greco koinê attribuisce ad "en" i più svariati significati, e talvolta lo usa nel senso che ne hanno dato i TdG, tuttavia, non v’è alcun motivo, se non il pregiudizio teologico, per usare un significato secondario anziché quello basilare.
Studiando Metzger ho imparato a tener conto delle varianti nel testo e qui ce ne sono proprio riguardo a ciò che precede en:

-Il Codice Vaticano riporta "e siamo nel vero" (maschile)
-Il Codice Alessandrino riporta "e siamo nel vero Dio"
-Il Sinaitico riporta "e siamo nel vero" (neutro)

Ora il vaticano e il sinaitico precedono l'alessandrino di quasi un secolo e di solito sono considerati più autorevoli, questo fatto unito alla regola della filologia in base alla quale la forma più difficile (lectio difficilior) è generalmente quella autentica, mi porta a considerare che la frase senza "dio" sia quello che Giovanni scrisse. Se egli avesse scritto "il vero Dio", ai copisti degli altri manoscritti non sarebbe mai venuto il pensiero di cancellare "Dio" nel testo, mentre è più probabile che lo abbiano aggiunto per rendere più comprensibile il testo. Proprio per questo si accetta la versione più difficile come autentica, giacché è più probabile che si correggano testi autentici ma non chiari, rispetto al guastare testi già comprensibili. Se così fosse allora "en" non avrebbe bisogno di essere tradotto con "per mezzo", e il soggetto del v. 20 sarebbe sicuramente Cristo.
La nuova CEI anche se ha mantenuto la tradizione alessandrina e della Vulgata ha corretto il tiro:

"E noi siamo nel vero Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna."
In questo modo il Figlio viene chiamato "vero Dio" per ben due volte.

Come hanno considerato il passo i più autorevoli testi critici del Nuovo Testamento?
il GNT, il WHO, il NA, STE, TIS e tutti quelli che ho consultato hanno tutti "il vero" al maschile e senza "Dio", i loro studi li hanno spinti ad accettare la versione più difficile come autentica, nessuno ha dubbi al riguardo!
La TNM nella sua versione interlineare che ha il WHO come testo critico base è costretta a tradurre senza "Dio" e rende "en" con "nel" proprio come fanno la maggioranza delle traduzioni, ma poi i traduttori rendono il passo nel testo a fronte come sappiamo.
[Modificato da (Mario70) 18/07/2020 17:26]