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Solo Dio mi può redimere?

Ultimo Aggiornamento: 16/10/2011 19:44
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16/10/2011 19:44

Punto di vista ortodosso:

Volevo ricordare la posizione della chiesa ortodossa in merito al peccato, in base alla quale l'uomo non "nasce nel peccato", non credono ad una tara ereditaria che l'uomo si porta dietro dalla nascita, altrimenti non sarebbe realmente libero di scegliere, per chi è interesssato studi quanto segue:

http://digilander.libero.it/ortodossia/PeccatoOriginale.htm

"Potremo fare un esempio che mostra ancor meglio la posizione cristiano-orientale: se mio padre dilapida una notevole eredità, il peccato e la colpa di tale azione sono suoi, non li eredito io che, semmai, eredito il fatto di trovarmi senza un quattrino. Eredito le conseguenze di un peccato e di una colpa, non queste ultime. Dal momento in cui l'umanità (Adamo ed Eva) rompe il rapporto con Dio annulla il cammino verso la sua perfezione. Perciò la teologia patristica ha generalmente visto il peccato originale come una malattia e non ha parlato di un'eredità della colpa, ma solo di un'eredità della corruzione e della morte."

Teodoro studita:
"Un'idea fondamentale che vorrei trasmettere è che non c'è mai stato un tempo umano in cui non esisteva il peccato. Ciò che la teologia occidentale chiama "peccato originale originante" non è altro (nella mia visione) che l'opzione del male che l'uomo possiede in quanto uomo. In altre parole sei uomo in quanto puoi discernere il bene e, eventualmente, decidere di farlo. La scimmia non ha questa opzione, e dunque non è un uomo. Genesi 3 va dunque letta come un mythologoumenon, non come un fatto in qualche modo accaduto all'inizio della storia dell'uomo (così dice il Catechismo della CC!), né tantomeno alla lettera come nell'idea della WT.
Non è il peccato ad essere insito nell'uomo, ma l'opzione. E questa opzione l'ha data proprio il Creatore. Questi, tuttavia, ha dato anche la facoltà del discernimento (tocchiamo qui anche ciò che i cattolici chiamano "morale naturale"), dunque la colpa è sempre personale, di chi scientemente opta per il male.
L'esistenza fisica (quella che conosciamo) si svolge in una "cornice" che ha le sue regole. In queste ore qualcuno sta sperimentando che una di queste regole, cioè la forza di gravità, può fare decine di migliaia di morti. Questo tuttavia non è un male, è solo l'ambito materiale in cui si svolge una fase, piccola ma importante, della nostra vita. Questo mondo così com'è, costituito di fattori naturali e di intrecci di volontà libere (anche di fare il male) è il playground sul quale esercitiamo la nostra umanità e siamo chiamati ad attualizzarla, cioè a divenire fin d'ora icona di Cristo, nostro Archetipo. So che non è facile in una riga afferrare questo concetto ma è di vitale importanza rifletterci su per poter andare avanti. Dio non ha bisogno dell'uomo, dunque nel momento in cui decide di crearlo lo fa con un atto gratuito. Come ogni padre, anche Dio vuole per i suoi figli il meglio, e cosa c'è di meglio che essere come Dio? Il "modello" (archetipo) originario per l'uomo è dunque Gesù Cristo. Tuttavia Dio non vuole creare degli automi o dei pupazzi, perché anche (o sopratutto) la libertà è una condizione irrinunciabile. Dunque serve un terreno in cui questa libertà possa essere esercitata senza condizionamenti. L'uomo, attraverso l'azione dello Spirito che agisce nella Chiesa, ha i mezzi per poter attualizzare questo archetipo e restaurare la sua perfetta santità, oscurata dall'esistenza nel mondo, cioè dai peccati grandi o piccoli che commettiamo. Per farlo, tuttavia, deve vivere in questo mondo, che ha le sue regole, ivi compresa la morte fisica. In generale, mi sembra che attribuiamo una eccessiva importanza alla morte, cosa sulla quale dobbiamo riflettere pensando che siamo chiamati ad un'esistenza eterna. Dunque la morte e le sofferenze sono parte di questa storia ma non sono il centro del quadro, ma solo la cornice.
Io penso che bisogna liberarsi da questa specie di gabbia concettuale dell'espiazione vicaria e capire che la terminologia del NT è semplicemente quella del sacrificio cruento del culto del Tempio, ma che va intesa per ciò che sottende, cioè principalmente per il suo valore iconico. Mi spiego: Gesù Cristo, per la presenza delle sue due nature, è la perfetta immagine di Dio e dell'uomo insieme, e dunque costituisce il naturale culmine di una Rivelazione di Dio iniziata molto prima e a piccoli passi. Il fatto che sia morto è una conseguenza del peccato che ha trovato nel mondo, non un prezzo da pagare (a chi? Si chiedevano i Padri) per un non meglio precisato riscatto. Bisogna andare oltre le parole e contestualizzare gli scritti nel loro ambiente nativo.
[Modificato da (Mario70) 16/10/2011 19:44]
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