Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
andreiu2, 25/10/2007 18.12:
Ecco, questa e' l'attitudine che mi piace per un dialogo sereno e pacato.
Anche io chiedo scusa se ho risposto in modo forse aspro, ma il rispetto reciproco e' qualcosa su cui non transigo.
Ti posso assicurare che io non uso mai considerare con disprezzo, ne' con le cose che dico ne' con le cose che lascio intendere, i molti trinitari con cui parlo e che non conoscono nemmeno la dottrina in cui dicono di credere.
Le riviste W le leggo regolarmente( tra l'altro ho scritto che sono molto istruttive al di la' delle idee che uno puo' avere).
Ad esempio ho scoperto questo:
IL nome proprio di Dio, Geova, ricorre migliaia di volte nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, pubblicata in tedesco nel 1971. Questa però non è la prima Bibbia tedesca che riporta il nome divino. Pare che esso compaia per la prima volta nella versione di Johann Eck, autorevole teologo cattolico, pubblicata quasi 500 anni fa.(W1/9/05 p. 32)( Tu lo sapevi? Sii sincero eh?)
Tuttavia un tdg non necessariamente legge solo la W e se vuole approfondire certe dottrine stai certo che puo' farlo consultando altre fonti e testi.
Non ci sono visite pastorali di richiamo all'ordine.
Infine non credo di essere fazioso quando dico che la dottrina della trinita' e' post- apostolica. Dico questo perche'altri trinitari lo hanno riconosciuto serenamente proprio su questo forum.
***In questo caso abbiamo il verbo "uparchw" che è diverso da eimi. E' un termine composto da "upo" e "archw" ed indica all'attivo l'essere iniziatore di qualcosa, cominciare. Può anche avere la valenza di essere, ma quello che volevo sottolineare è la continità di tale stato dato dal participio. Per quanto concerne "theos" è stato più volte detto che il campo semantico nel NT si restringe notevolmente ed ha due significati: vero Dio e falso dio. L'unico caso di theos-elohim come rappresentanti divini l'abbiamo quando Gesùà cita il Sl 82 per ovvi motivi.
Certo, il verbo uparchw e' diverso da eimi'. L'uso del verbo come equivalente di eimi' e' attestato dal Rocci a p.1885
Sull'uso di theos, gia' Origene aveva posto l'accento sulla distinzione che viene fatta tra "ho theos" con l'articolo determinativo( che viene usato per indicare il Dio Onnipotente) e "theos" senza articolo, usato per indicare un essere dalle caratteristiche divine, ma che non necessariamente e' il Dio Onnipotente.
Nelle scritture, come tu ben sai, un "theos" non e' per forza e sempre un falso dio ma puo' indicare un uomo dalle qualita divine(Eso4:16,Eso7:1), un giudice( Sal82:6),un angelo(Sal138:1. LXX), un qualunque re umano(Atti 12:22)
Se ad esempio prendiamo il Vangelo di Giovanni c e' proprio la distinzione tra "ho theos" e "theos" ad indicare la sua qualita' di essere divino ma non la sua uguaglianza con "l'unico vero Dio"( ton monon alethinos theon )o l'Iddio Onnipotente( Pantokrator).
L'opinione che tu sostieni secondo la quale tale uso di theos si fosse perduto nel I sec.e che theos( senza articolo) indichi solo il vero o i falsi dei e non piu' altri esseri genericamente divini non mi pare sostenuta dai testi disponibili
Ad esempio Filone nel I sec. definisce Mose'"theos" contrapposto al Dio Onnipotente definito "ho theos"( Vita di Mose'1,158)e definisce anche il " logos divino" come "theos" non identificandolo come Dio Onnipotente
Anche i primi cristiani continuarono questo possibile uso di theos.Nella lettera a Diogeneto( fine II sec.) viene definito "theos"( quindi persona dalle qualita' eccelse o eccezionale ma non vero o falso dio)colui che fa beneficenza(lettera a Diogeneto 10.6).
Quindi io non contesto che il participio di uparchw possa indicare uno stato che perdura. Cio' che non mi sembra attestato e' l'equiparazione tra stato che perdura e natura del "theos" di cui si parla che , visti i testi citati ,non necessariamente indica il Dio Onnipotente
***Non vedo la difficoltà. Se come abbiamo appurato si parla di uguaglianza di condizione e ruolo, siamo d'accordo che Gesù non ha mai tentato di essere il Padre nella Sua funzione. Questo non inficia la sua uguaglianza in natura.
Ovviamente non vedi la difficolta' se parti dall'assunto che il theos di cui si parla sia Dio Onnipotente. Altrimenti ( vedi sopra) queste traduzioni trinitarie qualche problema dovrebbero portelo.
***La mia risposta era data dalla tua sicurezza intorno alla comprensione di Cl 1:15-17
Io non ho sicurezze assolute.Certe posizioni le ho maturate e le maturo tutt'ora con lo studio( per il poco tempo che ho) e con il dialogo con chi la pensa molto diversamente da me. Questa attitudine di assoluta sicurezza la vedo invece in molti trinitari.Nonostante le contraddizioni in cui loro stessi cadono( vedi ad esempio i thread su 2Cor.1:3 e quello su Gesu' vero Dio e vero Uomo in questa stessa sezione.) Se vuoi, si potra' discutere serenamente anche su Col.1:15-17 e vedremo cosa salta fuori di istruttivo per noi.
***Boh...io ho citato solo il Kittel intorno ad arpagmos, ho fatto una ricerca veloce su internet e pare che la filologia moderna indichi con "guadagno" l'attestazione più corretta. Se vuoi ti do i link.
Questi sono i passaggi( gli *** sono tue dichiarazioni)
***E' un'attestazione piuttosto frequente, ma non è la sola. Inoltre tu stai dando il significato di "harpazw" non di "harpagmos". Io ho citato apposta il Kittel che in quanto a autorità di lessico neotestamentario non è secondo a nessuno, il quale conclude che dal termine di harpagmos "va esclusa ogni idea di furto e di rapina. Gesù, contrariamente a quanto ci si sarebbe atteso in base al comune modo di fare, non ha considerato l'uguaglianza con Dio come un guadagno di cui approfittare".
Il verbo arpazo ha la stessa radice di arpagmos e ha il significato attivo che ho gia' postato prima secondo il Dizionario dei concetti biblici del nuovo testamento e anche secondo il dizionario di greco di Liddell e Scott. Secondo lo studioso Tiedike ha il significato di "asportare"
Inoltre i sostantivi terminanti in "mos" derivati da un verbo diventavano deverbiali indicanti l'azione denotata dal verbo . Percio' arpagmos significherebbe " l'atto di afferrare" ,"rapina", da arpazo.
***Non lo si può dire visto che abbiamo il sostantivo e non il verbo. Si può dare sia l'una o l'altra lettura.
Vedi sopra.La lettura res rapta e' generalmente tarda.Inoltre il significato di "vantaggio,guadagno da afferrare" , basato sulle argomentazioni dello studioso Hoover sono state demolite da J.C. O'Neill nell'articolo "Hoover on Harpagmos Rewiewed, with a Modest Proposal Concerning Philippians 2:6. Harward Theological Rewiew 81 pp. 445-449.( fine del dialogo riportato)
***Il conoscitore di greco sa valutare se una traduzione del NT è valida oppure no. Non ci si può basare solo su uno studio comparato di traduzioni.
Certamente. Non solo, ma anche.
Ma qui si aprirebbe un OT
[Modificato da descubridor 26/10/2007 11:02]