andreiu2, 01/01/2008 16.24:
Non ho conoscenza delle opere patristiche. Ogni passo però deve essere contestualizzato, perciò se siamo sempre ai canoni di Pr 24:21 le mie risposte le sai già.
***Il fatto che non l'abbiano fatto altri, non significa che non sia una considerazione valida.
Che la scrittura di Prov.24:21 venga presa in considerazione relativamente alla regola di Sharp e' fuori discussione. Lo testimoniano e i lavori di diversi autori tra i piu' importanti. Negarlo o sminuirlo non cambia la realta' delle cose.Wallace docet.E ripeto non e' il solo. O sbaglia esaminando questa scrittura?
Se sbaglia, e io non credo, dovete rivolgervi ad uno della vostra stessa sponda e farglielo notare.
La punteggiatura e' irrilevante.Quando e' stata inserita la punteggiatura nei testi biblici?
***Dove sono i due soggetti in 2 Pt 1:1? Io ne leggo uno solo "Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ottenuto una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo", i due soggetti sono nel secondo versetto in cui anche il costrutto greco è diverso "charis humin kai eirênê plêthuntheiê en epignôsei tou theou kai Iêsou tou kuriou hêmôn.. Nota la presenza del secondo articolo nell'ultima pericope.
Ma per favore.
La struttura grammaticale delle due frasi e' sostanzialmente identica.
Vedi sotto.
***Interessante notare come citi un autore trinitario che arriva poi alle conclusioni opposte alle tue.
Interessante si'. Dimostra , come e' dimostrato, che Wallace prende in esame la scrittura in relazione alla regola di Sharp.
***Ho un grande rispetto per studiosi del calibro di Wallace perciò non farmi passare per ciò che non sono
No, caro amico. Tu hai affermato che Prov,24:21 con la regola di Sharp non c'entra nulla. O per usare le parole tue non conta.
Puoi serenamente ammettere che sei stato smentito.
E a questo punto permettimi una postilla personale. Prima di tirare conclusioni affrettate sugli altri bisognerebbe essere molto cauti.
Certo, se io adesso scendessi al tuo livello potrei girare a te le considerazioni affrettate che tu hai fatto su di me.
Potrei dirti, con qualche ragionevole elemento di prova, che tutta questa tua conoscenza della lingua che hai sbandierato mi lascia perplesso . Oppure, cosa ancora piu' grave, potrei dirti che la tua conoscenza dei lavori in materia e' gravemente carente.
Ma non lo faro', perche' caro amico, a me non interessano i tuoi diplomi o le tue lauree. A me interessano i contenuti.
E spero di non dover tornare piu' su questo argomento che non ho sollevato io ma tu.
***Ma in Tt 2:13 che è l'argomento del 3d ci troviamo in tutto un altro contesto che sembra tu ignori volutamente.
Ah davvero?
Io sto parlando di eccezioni alla regola di Sharp in ambito traduttivo e patristico per poi tornare a Tito 2:13.
Se a te questo sembra fuori dal contesto che devo dirti. Convinto tu.
***Non ho conoscenza delle opere patristiche. Ogni passo però deve essere contestualizzato, perciò se siamo sempre ai canoni di Pr 24:21 le mie risposte le sai già.
Che tu non ne abbia conoscenza non cambia la realta' delle cose.
Tornando alla scrittura di Prov.24:21 resta da vedere se puo' essere considerata una eccezione alla regola di Sharp.
Secondo me si e per un semplice motivo:
Fobou ton theon uie kai basilea
I due nomi , Dio e re , sono cosi' diversi che non esiste ragionevole dubbio per fare confusione nemmeno se si omette il secondo articolo.
Questo aspetto , unito al contesto in cui la scrittura si trova ,ci da' la conferma.
Il contesto.
E' corretto affermare che ricorrere al contesto o a scritture simili puo' essere un mezzo utile, non l'unico, per comprendere un certo passo specie quando tali scritture sono controverse .
E visto che il contesto e' stato tirato in ballo per capire certi passsi biblici, vorrei proporre alcuni esempi che ci fanno rimanere in tema di regola di Sharp e ci riportano alla scrittura di Tito 2:13:
1) Tito 2:13
Tou megalou theou kai soteros hemon Kristou Iesou
Del grande Dio e ( del ) salvatore nostro Cristo Gesu'
Tito 1:4
Apo theou patros kai Kristou Iesou tou soteros hemon
Da Dio Padre e ( da ) Cristo Gesu' il salvatore nostro
In particolare da notare la parola associata a Dio , che passa
da padre a grande .
Se Paolo avesse semplicemente ripetuto padre in Tito 2:13 non ci
sarebbe stata nessuna controversia sul brano.
I trinitari in genere traducono Tito 2:13 invocando la regola di
Sharp ( un soggetto) mentre in Tito 1:4 ne evidenziano due.
2) Tito 2:13
Tou megalou theou kai soteros hemon Kristou Iesou
Del grande Dio e ( del ) salvatore nostro Cristo Gesu'
2Tessalonicesi 1:12
Tou theou hemon kai kuriou Iesou Kristou
Del Dio nostro e ( del ) Signore Gesu' Cristo
Nel secondo caso i trinitari traducono o indicano in calce che le
persone di cui si parla sono due mentre abbiamo gia' visto cosa
fanno nel caso di Tito2:13
Alcuni esempi di traduzioni italiane che si comportano cosi':
Cei
Diodati
Nuova Diodati
Nuova Riveduta
Ricciotti
Parola del Signore
Nuovissima versione della Bibbia
3) 2Pietro 1:1
Tou theou hemon kai soteros Iesou Kristou
Del Dio nostro e ( del ) salvatore Gesu' Cristo
2Pietro 1:2
Tou theou kai Iesou tou kuriou hemon
Del Dio e ( di ) Gesu' il signore nostro.
Qui la distanza e' solo di un versetto. Eppure i trinitari
traducono il versetto 2 evidenziando due persone mentre in genere
al versetto 1, invocando anche la regola di Sharp , ne evidenziano
una sola
Ma allora mi chiedo. E il contesto? E le scritture simili o praticamente uguali dove vanno a finire?
Se il contesto ci indica due persone perche' se ne mette in rilievo una sola?